Nella sua seconda puntata, l’innovativo format multimediale firmato AC Milan Women da voce a Laura Giuliani. Il portiere rossonero e della Nazionale si racconta a Comfort Zone, cominciando proprio da ciò che la fa sentire a proprio agio:
“Heartfulness è una pratica che si concentra proprio sul cuore. Quindi, fare meditazione sul cuore porta benefici non solo alla mente ma anche al corpo in quanto. Ti rendi conto anche di quello che succede all’interno del tuo corpo durante la prestazione e durante gli allenamenti. Soprattutto per un portiere, è importantissimo capire dove stai spostando l’attenzione, perchè hai anche tanti tempi morti durante la partita e durante gli allenamenti. Io ho quasi la sensazione di interezza, mi sento bene perchè mi sento me stessa. Mi sono accorta che non devi gestire, semplicemente devi accettare quello che ti succede ed è il modo migliore per mettere a nudo il proprio talento perchè sfido qualunque essere umano in qualsiasi ambiente di lavoro a non essersi reso conto che le performance migliori sono arrivate proprio nel momento in cui hai lasciato andare tutto”.
Il concetto di comfort zone secondo Giuliani
“Non amo stare nelle mie comfort zone. Fin da quando ero piccola ho avuto questa necessità, poi da quando sono entrata a 16 anni nella Nazionale Under 17 ho iniziato a girare il mondo e a viaggiare e mi piaceva da morire. Quando a 18 anni ho finito le scuole superiori sapevo che volevo continuare a giocare a calcio e andare all’estero. Ho tenuto fede alla mia promessa, ho fatto il Mondiale Under 20 in Giappone, e poi, ho avuto la possibilità di andare a giocare a 950 km di distanza”.
Giuliani e la sua avventura in Germania
“In Germania ho girato per varie squadre. Il primo anno, ho giocato per il FSV Gutersloh per non retrocedere e simo retrocesse. Il secondo anno sono andata in Serie B e siamo salite. Poi ho fatto un anno in Bundesliga, successivamente sono andata a Colonia e da lì ho fatto il vero salto e sono andata a Friburgo. In Germania, oltre al calcio, mi sono approcciata a diversi lavori perchè il Gutersloh mi dava €400 e non potevo viverci. H lavorato in una catena di montaggio, dalle 7 alle 15, tornavo a casa per mangiare un boccone e riposare e poi andavo agli allenamenti. L’anno successivo sono andata a Herforder e facevo la panettiera, dalle 4 del mattino fino alle 12 e avevo più tempo per riposare prima degli allenamenti serali. Porto sempre con me un bagaglio di esperienza importante, lavorare all’inizio era una necessità, con il tempo poi è diventata una scelta per vedere contesti diversi e ussare un linguaggio diverso da quello dello sport. Questo fa parte del concetto di uscire dalla propria zona di comfort”.
Giuliani racconta la difficile annata con il Friburgo
“A Friburgo ho vissuto un’annata devastante. Avevo davanti Laura Benkarth, il portiere titolare da anni nonchè uno dei portieri della Nazionale tedesca. Nei primi sei mesi ho giocato una sola partita, nonostante fossi nella mia forma migliore di sempre. I successivi sei mesi mi sono infortunata al menisco nel primo allenamento dopo la pausa invernale. In quel momento non capivo il motivo, vedevo tutto nero e rimuginavo sulle mie scelte. Però, essendo il portiere titolare della Nazionale ho settato il mio obiettivo verso gli Europei in Olanda. Io a giugno volevo andare partecipare a tutti i costi alla preparazione con la Nazionale. Però, l’operazione di sutura al menisco a febbraio implicava almeno 6 mesi di recupero e superata la prima fase emotiva critica mi sono detta che sarei tornata in campo a giugno a qualunque costo. A maggio ero in campo e a giugno ho iniziato il pre raduno con le Azzurre”.