Elena Tagliabue, è stata per anni la presidentessa dell’Inter Femminile, ad oggi responsabile del settore femminile della Pro Sesto, da 24 anni ha messo la sua impronta gestionale impostando una tipologia di lavoro, maturata con esperienza, volta alla crescita delle giovani calciatrici e al loro approdo in prima squadra.
Consigliera nella lega dilettanti, per le società del Nord della Serie C dilettanti, ha recentemente fatto notare il dannoso proliferare di pseudo procuratori, senza ombra di patentino, che operano senza conoscenza delle regole, portando confusione non solo ai genitori delle atlete, ma anche alle società che ne gestiscono la crescita sportiva.
La nostra redazione, sensibile ed attenta a questo grandissimo problema, l’ha contattata per meglio capire la problematica.
“Questo mio pensiero, – ci confessa Tagliabue, – lo sto portando avanti già da quando è entrato in essere il professionismo, poi dallo scorso anno da consigliera all’interno della Lnd categoria Serie C Nazionale (insieme ad altre cinque figure) abbiamo iniziato a combattere e a fare presente quello che è un importante problema che accomuna tutte le società nel calcio femminile”.
“La cosa che ci spaventa, e che abbiamo riscontrato, è che in questi ultimi anni il fenomeno si stia espandendo a macchia di leopardo anche nelle categorie minori: in Juniores per quanto riguarda il mio Club (nello specifico), ma anche in primavera per quanto riguarda il Club di Serie A”.
Attualmente esistono delle società che si definiscono “Agenzie Sportive”, che operano sul territorio, con a capo un “procuratore effettivo” con regolare corso e patentino Fifa, che frequenta i corsi e gli aggiornamento, e risulta in regola con le norme, poi al di sotto vengono contrattualizzati dei “giovani collaboratori” che nulla hanno a che vedere con il procuratore ufficiale, ma che agiscono in nome e per conto di, effettuano a tappeto delle vere e proprie promesse azzardate pur di ottenere la procura da parte delle calciatrici.
“Lo scorso anno, da consigliere, avevamo già sollevato in Figc questo problema. Abbiamo scritto direttamente alla LND, proprio perché nel Movimento femminile esistono queste figure, oltre tutto senza preparazione ne competenze, assunte e mandate nelle società per cercare di reclutare ragazzine dai 14 ai 20 anni e portarle a firmare accordi in cui le giocatrici stesse sono già tenute a riconoscere loro cifre importanti. Queste regole, o divieti, messe in forma contrattuale, generano tanti altri problemi di gestione con le società di appartenenza, in quanto le calciatrici che non dovessero rispettare tutte le clausole contrattuali con i procuratori, incorrerebbero anche in “penali”.
“Questo messaggio, prosegue Elena, è da fare passare alle calciatrici e ai genitori che si trovano di fronte a questo fenomeno; promesse azzardate e difficilmente realizzabili portano giovani talenti a tesserarsi in società che non valorizzano più l’atleta. Io ho il mio settore giovanile e ogni giorno, da 24 anni, valorizzo il loro impegno e sostengo le mie giovani: sacrifico magari una annata in prima squadra, facendo fare loro il giusto percorso di crescita e portandole in prima squadra quando sono pronte a giocare, non per guardare le partite dalla panchina. Queste giocatrici non si rapportano più con dei campionati alla loro pari, anzi iniziano e terminano la loro professione in panchina (magari di prestigio), ma senza fare nemmeno un minuto”.
Fenomeno che, se allargato anche in categorie minori, come in Eccellenza, porterà anche molte Società (già in difficoltà con i costi di iscrizione e trasferta) ad indebitarsi ulteriormente per far crescere il settore giovanile e questo non potrà che portare alla lunga a grosse problematiche per le società stesse che rischieranno il fallimento e per l’intero movimento femminile.
Queste difficoltà ricadranno sicuramente sullo sviluppo del settore al femminile che è appena partito e che deve ancora fare molto per il suo sviluppo.
“Vogliamo pertanto, conclude Elena, che vengano emesse normative che tutelino le calciatrici e le società per regolamentare le attività dei procuratori o degli speudo-procuratori, che, nelle divisioni dilettanti, non dovrebbe neanche poter operare in virtù delle attuali normative”.