Paolo Vallesi, cantante e cantautore pubblica il suo primo singolo “Ritornare a vivere-Sta diventando una donna”, il cui brano principale partecipa ad “Un disco per l’estate”. L’anno seguente partecipa al Festival di Sanremo con il brano “Le persone inutili”, vincendo nella categoria dei giovani. Il suo primo album intitolato Paolo Vallesi, raggiungerà la quota di 200 000 copie vendute, facendo ottenere al cantante il suo primo disco d’oro. Durante la sua carriera ha cantato anche in spagnolo, le sue canzoni sono state tradotte in olandese e portoghese e lanciate all’estero da artisti come Marco Borsato e Alejandro Sanz. Nel 2008 ha vinto il “Premio Lunezia Antologia” per il valore musical-letterario del brano “La forza della vita”.
Grazie alla sua estrema professionalità e disponibilità siamo riusciti, in esclusiva, ad intervistare l’artista, cantante e cantautore:
Nelle tue canzoni hai spesso descritto il ruolo delle donne in modo molto intenso e profondo. Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere attraverso le tue parole?
“I personaggi femminili, che riguardano le mie canzoni, sono molto varie (dopo ormai 30 anni che produco musica con più di 400 canzoni) in generale non ho mai descritto il “mondo al femminile” come un insieme, ma piuttosto storie personali”.
Come pensi che il tuo modo di parlare delle donne nelle tue canzoni abbia influenzato il modo in cui vengono viste e percepite nella società?
“C’è una canzone abbastanza particolare, che faceva parte del mio primo album, che si intitolava “Le amiche”, dove ancora oggi è taggato dalle donne poiché è divenuto il simbolo della vera amicizia al femminile. Questa canzone nasceva dall’idea che l’amicizia al femminile è una cosa profondamente diversa, da quelle al maschile, ed ho provato a descriverla in questa mia canzone trovando un metro di valutazione di questa profonda amicizia tra donne”.
Credi che le donne siano state un’ispirazione fondamentale per la tua musica e le tue parole? In che modo hanno influenzato la tua creatività?
“Si. Le donne sono sempre state la croce e la delizia della mia vita. Ho sempre fatto sia nel lavoro che nella mia vita quotidiana più per amore che per passione, credo che l’amore sia la cosa più importante ed è l’unica cosa che mi smuove e mi fa fare delle cose che normalmente non farei, per cui sono sempre stato soggetto a questo tipo di vento che mi ha portato le cose più belle della mia vita!”.
Analizzando la musica e lo sport, ed in particolare al Calcio Femminile, chiediamo a Paolo Vallesi la sua opinione sul calcio “al femminile in Italia”? Credi che abbia raggiunto lo stesso livello di popolarità e di interesse del calcio maschile?
“ Io seguo il Calcio Femminile, ed ho seguito e seguo la Fiorentina anche perché da toscano ho visto una squadra che fino a qualche anno fa non solo lottava per lo scudetto ma era anche ben posizionata ad alti livelli in Champions League (ma anche adesso sta tornando tale), credo il livello del Calcio Femminile (sopra tutto in Europa) determini la civilizzazione di quel paese: più il Calcio al femminile è avanzato e più quel paese è evoluto come mentalità. Non ha a caso i Paesi Nord Europei hanno un calcio all’altezza (come la Svezia, la Germania o Inghilterra) noi ci stiamo arrivando e da quando è stato regolamentato il professionismo in Italia è già stato un grande passo! Questo a fatto si che molte ragazze, donne e giocatrici, andassero giocare anche all’estero e sebbene questo potrebbe essere inteso come un impoverimento nel nostro paese ha messo le basi per cui il Calcio al Femminile parifichi quello al Maschile”.
Pensi che il calcio femminile abbia ottenuto un adeguato supporto e visibilità dai media e dalle istituzioni sportive italiane?
“A Firenze, devo dire, che con la nascita del Viola Park a Firenze ha notevolmente incrementato l’affluenza del pubblico e questo porta una visibilità giusta per ciò che è il Movimento. Questo lascito di Joe Barone è un grande regalo che è stato fatto alla città ed al mondo al Femminile per la nostra terra, poiché le viola si allenano e giocano in questo nuovo impianto, con l’ Under 21 e la Prima squadra è quindi un passo molto importante. A livello mediatico manca ancora un qualcosa, noi arriviamo da un mondo dove 40 anni fa la donna non doveva sapere cosa era il “fuori gioco”, ecco è un fatto di crescita di un paese, quindi non ci manca niente: sono quei 10 anni, di chi ha iniziato prima di noi”.
Hai avuto modo di seguire qualche partita importante del calcio femminile? Se sì, quali sono stati i momenti che ti hanno colpito di più?
“Si molte. Da spettatore mi piace di più il Calcio al femminile poiché riesco a seguirle meglio ed a capire come sono messe in campo, rispetto al maschile che viaggiano velocissimi, quindi a mio parere diventa molto più godibile anche televisivamente”.
Congediamo Paolo, un procinto di una amichevole di Calcio nel chiedergli come vedrebbe una Nazionale Cantanti al “femminile”?
“Noi siamo stati i primi a svolgere dei match contro la Nazionale di Calcio Femminile, a scopo benefico molti anni fa, e poi molto spesso artiste donne si sono unite con noi a giocare a questo sport poiché non c’è una distinzione sul campo. Adesso non vi è il numero necessario per fare nascere una Nazionale Cantanti, tutta “al femminile”, ma in un futuro ci potrebbe anche essere anche se vedo benissimo un gruppo misto (come in passato ripeto) che porterebbe non solo spettacolo ma complicità ed agonismo nelle nostre gare”.