Non solo una passione, ma una scelta di vita, un lavoro degno di rispetto, fatto di costanza e duro sacrificio. Figure che optano per la vita sportiva e che, al giorno d’oggi, si ritrovano ancora a dover combattere contro stereotipi e giudizi di basso livello inerenti al genere.
Un dibattito che continua a rimanere aperto e che coinvolge il filone della parità, dell’equità economica e di percorso.
La differenza è sotto gli occhi di tutti (o quasi): a confermarlo il dato UNESCO che mostra quanto i media (e non solo) spesso e volentieri, tendano a rappresentare le sportive prima come donne e, solo successivamente, come atlete; inoltre, si fa riferimento al loro aspetto, età o vita familiare, mentre al contrario, gli addetti di sesso maschile sono immediatamente rappresentati come indipendenti, oltre che potenti e dominanti.
Un quadro che fa e deve far riflettere. Seppur la crescita del calcio femminile sia sempre più esponenziale, l’accostamento “donna” e “calcio” non è visto bene da molti: nuovamente carta alla mano, la statistica redatta dallo Human Highway (istituto esperto in ricerche di mercato) ha, di fatto, posto l’accento su un dato equivalente al 40% che in Italia pesa e fa fronte al pensiero che quello citato sia esclusivamente una disciplina prettamente del genere opposto.
Disuguaglianza strutturale, discriminazioni, nonostante un disegno che ha dimostrato più volte di essere assolutamente all’altezza del panorama calcistico attuale.
Una soluzione percorribile l’abbiamo vista con l’introduzione del professionismo che, in parte, ha dato uno slancio al pari diritto: da anni si auspicava ad un cambiamento di questo tipo (già presente oltre oceano), senza considerare le agevolazioni necessarie ma assenti anche nella creazione di squadre in rosa.
Le realtà più piccole fanno difficoltà a concretizzarsi totalmente ed il dibattito a riguardo si può dire infinito; il sistema continua ad essere sotto i riflettori anche per la questione dei club di quarta categoria e delle giovanili italiane. In ogni caso, le problematiche del movimento tutto al femminile non ne hanno fermato la crescita, seppur si riveli ogni tanto a rilento rispetto a quello maschile.
Certo, quella citata è forse descritta in modo basilare, ma c’è da plaudire l’impegno di chi crede nel progetto ed in ragazze che mettono passione e cuore in ciò che fanno.
Nel frattempo sempre più giovanissime si avvicinano a questo sport: tante le tesserate, a detta della Presidentessa della Divisione Calcio Femminile Ludovica Mantovani; l’importante figura, mediante intervista a La Repubblica, ha affermato l’incremento del 144% di ragazze sotto i 15 anni di età regolarmente tesserate, per un totale di 36 mila! Entro il 2025, infatti, la stessa ha evidenziato la volontà della prospettiva-aumento almeno del 50%.
Ad ogni modo l’obiettivo rimane quello di sviluppare un percorso che possa dare spazio alla formazione tecnica, educativa, motoria e formativa, garantendo l’inclusione e la rappresentanza. In aiuto a ciò sono varie le realtà esistenti che utilizzano eventi in simbiosi con le Prime Squadre, ma gli investimenti (e quindi, in contemporanea, anche gli introiti) risultano purtroppo ancora in difetto.
La fisionomia nazionale stronca le gambe anche alla visibilità ed il paragone con i Paesi nel mondo non regge: all’estero il movimento ha preso il volo ben prima e, televisivamente parlando, ha avuto un grande potere attrattivo nei confronti degli sponsor.
I tifosi e gli spettatori anche da casa sono in salita, ma (nel caso dell’Italia) la complicata offerta dei diritti al grande schermo ha sancito accordi soltanto all’ultimo momento, creando un disagio in nuova aggiunta.
D’esempio vi è l’occasione Mondiali d’Australia e Nuova Zelanda dello scorso anno per la quale è stata la Rai ad acquisire dalla FIFA i “rights” mediatici (e ciò ne ha comportato la visione in diretta). D’altro canto, però, l’intesa è stata trovata a fatica dall’organo di servizio pubblico italiano, accusata più volte di intervenire in modo molto poco importante agli interessi in termini di immagine sportiva femminile.
Al momento è la piattaforma DAZN a concedere la visione di tutte le partite del campionato di prima serie ed eccezionalmente Rai Sport (grazie al pacchetto televisivo per un match a giornata).
Per fortuna nessun aspetto sopra citato ne ha compromesso il prosieguo: il calcio femminile c’è, è presente e con certezza non ha nulla da invidiare a quello maschile. Sarebbe bello che tutti ne sostenessero lo sviluppo!