Durante l’evento Women4Football, abbiamo intervistato il mister della Fiorentina Women Sebastian De La Fuente sottoponendolo a quesiti inerenti allo sviluppo scientifico nel calcio femminile.
Mister, buonasera. La calciatrice è un calciatore con meno muscoli. Lei è d’accordo con questa affermazione?
“Il dottore ha detto che è una provocazione. Io penso che dobbiamo parlare un po’ meno di differenze, e parlare un po’ di più, nello specifico, di calcio femminile, o di calcio delle donne come hanno detto oggi. Dobbiamo essere più specialisti in materia, parlare di più del femminile, e fare meno differenza tra un calcio e l’altro. Io conosco tante calciatrici che hanno tanti muscoli nel cervello e tanti muscoli nelle gambe, quindi parlo solo di quello, ed è quello che serve sviluppare per il calcio femminile“.
Lo sport femminile è uno spazio per la formazione di una cultura identitaria. Siamo d’accordo?
“Sì. Nel senso che, se parliamo proprio di cultura identitaria, di genere, come dicevo prima, è molto specifico. Quindi, è sempre calcio (lo diciamo sempre) è sempre sport, è sempre un gruppo di persone che insieme ha una strategia, e si allena per arrivare ad un risultato. Questo è sempre uguale. Però sicuramente, ci sono delle caratteristiche identificative diverse del calcio femminile, che vanno studiate, indirizzate e specificate per quella che è la via migliore da percorrere“.
Per certi elementi fisici o fisiologici, il corpo maschile e quello femminile sono simili. Che idea si è fatto in merito alle differenze tra la ricerca scientifica sul corpo femminile, e la ricerca scientifica sul corpo maschile?
“È indiscutibile che ci siano differenze nella forza, nell’altezza e nella fisicità. Ma come dicevo prima, e come ripeterò sempre, io sono otto anni che alleno nel calcio femminile (prima allenavo nel calcio maschile), non ho mai cambiato metodologia di allenamento. Ti adegui alle necessità che ha quel gruppo di lavoro che hai. Penso come si allena un under-17 o una Prima Squadra maschile, o si allenano un’under-12 o un’under-19 nel femminile. Non parlo di genere. Parlo proprio di un gruppo, e di adeguarsi alle necessità che ha quel gruppo. Quindi differenze fisiologiche ci sono, basta solo lavorare adeguatamente per le caratteristiche fisiologiche del gruppo che hai di appartenenza. Perché penso che anche parlare di femminile, se alleno una squadra di Serie A e una squadra di Serie C, anche lì ci sono differenze fisiologiche“.
Parlando di questo workshop, eventi come questi, finalizzati ad analizzare e a valutare in maniera scientifica, aiutano il movimento ad entrare nelle giuste metriche anche a livello internazionale?
“Abbiamo bisogno di queste cose per far crescere il calcio femminile. Sappiamo che c’è una grande necessità di crescita del movimento, di sviluppo costante. E dopo lo “schiaffo” del 2019, che ci ha fatto un po’ correre, adesso siamo in un momento di tranquillità dello sviluppo. Penso che dobbiamo tutti (addetti ai lavori, staff, giocatrici, società, giornalisti…) lavorare per crescere e sviluppare ancora, perché siamo in un momento di stallo, un momento di fermo, che è fisiologico perché forse abbiamo corso tanto, ma penso che dobbiamo crescere tanto e abbiamo bisogno di tutti per sviluppare il calcio femminile“.
Per quanto riguarda il contesto italiano, e quanto interessa la preparazione tecnica e fisica, a tuo avviso, utilizza le metodologie giuste?
“Stiamo crescendo molto anche lì. Anche lì c’è stato uno “schiaffo” preso nel 2019. Oggi troviamo società che lavorano molto bene nel settore giovanile. Io penso che il grande segreto è lì: cominciare a lavorare con un linguaggio e una metodologia e con delle idee, con ragazze di giovane età, per avere poi in Prima Squadra ragazze con un bagaglio tecnico-tattico, che forse correndo non abbiamo avuto. Penso che ci vorrà del tempo, ma invito tutte le società a cercare di formare, come dicevo prima, staff e addetti ai lavori, per cercare di crescere e far sviluppare. E anche in questa crescita c’è la crescita della metodologia. Però io penso che stiamo facendo un passo avanti, tra poco vedremo i frutti“.
L’ultima domanda. Questi studi scientifici, messi a disposizione delle società, possono portare ad un miglioramento delle performance individuali e di quelle di gruppo?
“Sì, quello che dicevo prima. Penso che tutto aiuti, tutto è un granello di sabbia che è questa grande arena, dove dobbiamo tutti fare un passo per far crescere questa ricerca (in questo convegno come dicevo prima), la formazione degli staff, la formazione e la ricerca delle società, migliorarsi, sono fondamentali per la crescita del movimento“.