Il difensore viola si è ripresa la squadra dopo l’infortunio al ginocchio. La Juventus adesso nel suo mirino.
Come hai affrontato questo verdetto, Linda?
“In realtà il giorno in cui sono arrivati i risultati già conoscevo il mio destino. La sensazione che ho avuto in campo dopo il trauma era strana, sentivo che qualcosa si era rotto. Non nascondo che all’inizio fossi molto abbattuta, avevo il morale a terra. Poi mi sono tranquillizzata e ho affrontato tutto con serenità. Forse per questo il mio percorso è stato lineare e positivo, ci sono alti e bassi ma fortunatamente più alti”.
Per te è stata una grande novità perché nella tua lunga carriera (iniziata nel 2007 a L’Aquila e poi proseguita con sette diverse maglie fino al Milan e poi alla Fiorentina n.d.r.) non ti eri mai infortunata seriamente.
“Esatto, non mi ero mai fatta male seriamente per cui non sapevo come gestirla! La settimana prima mi ero leggermente stirata, una novità per me. Forse era un campanello d’allarme perché poi a Milano è successo quello che è successo”.
Un viaggio lungo quasi undici mesi. Come è andato e cosa hai scoperto di te stessa?
“Ho imparato ad avere pazienza, a focalizzarmi sui miei obiettivi, a essere forte dentro prima che fuori. In questi mesi ho lavorato molto in solitaria, anche d’estate. Se all’inizio avere le compagne intorno mi faceva piacere, dopo è stato quasi una sofferenza perché non potevo scendere in campo con loro. Quando vedi miglioramenti e ti senti bene vorresti fare di più, ma l’equipe tecnica e medica della squadra mi ha fatto lavorare per step. Ho atteso tanto, ma alla fine è arrivato il mio momento”.
E quel momento è arrivato con una convocazione proprio contro il Milan, segnale che ormai c’eravamo. Alla fine in quella partita non hai giocato, è stata una delusione?
“Beh un po’ ci speravo, ma un po’ avevo paura. Mi ero infortunata proprio su quel campo, le emozioni erano contrastanti. Vedendo le condizioni del terreno di gioco però, un po’ sconnesso e morbido, penso sia stato meglio così. Essere in panchina con la squadra è stato sufficiente per chiudere il cerchio”.
Cerchio che si è chiuso definitivamente con il tuo rientro in campo in un match chiave contro l’Inter nel ritorno dei Quarti di Coppa Italia. La Viola chiamata a vincere ma sotto di un goal ai supplementari, il Mister ti chiama, devi entrare. Cosa hai provato?
Non mi aveva detto niente prima del match, non me lo aspettavo e mi sono trovata a prepararmi per entrare. Non lo nascondo, ero agitata dopo tutto questo tempo. Per fortuna a me piacciono questi match tirati per cui una volta messo piede in campo la tensione è scomparsa e non ho pensato ad altro che a vincere il match”.
Dal tuo piede è partito il cross che ha portato al pareggio. Mi ricordo che avevamo scherzato sul tuo rientro, puntavamo su goal e assist tuoi al primo match… non ci siamo andati lontano!
“Davvero! Avrei firmato per un rientro così! Ho messo quel pallone sul secondo palo perché fosse pericoloso, dovevamo recuperare il goal dell’Inter e c’era Hammarlund in mezzo a tre avversarie. Il portiere non l’ha presa, la palla è rimasta lì e in qualche modo abbiamo pareggiato”.
E poi i calci di rigore. Saresti stata pronta a calciare?
“Assolutamente sì! Anzi dovevo essere la quinta rigorista! Il Mister (De La Fuente) me lo ha chiesto dopo i supplementari, gli ho detto che me la sentivo. In rifinitura non li avevo nemmeno provati perché dovevamo eseguire alcuni test per il ginocchio, però ero pronta ad andare sul dischetto”.
Adesso che sei ufficialmente rientrata, qual è il tuo obiettivo?
“Dare molto e dare tutto. Sento di essere fisicamente in grado di giocare e contribuire al successo di questa squadra. Ho indossato molte maglie, la mia esperienza è sicuramente un’arma in più insieme alle mie caratteristiche tecniche (Linda è mancina e gioca da terzino, con propensione alla spinta sulla fascia e con un piede molto preciso n.d.r.)”.
Una veterana come te ha sicuramente tanto da insegnare, specialmente alle giovani con le quali condividete il padiglione Women al Viola Park.
“Amo lavorare in un posto come il Viola Park. Se penso a cosa ho vissuto in passato e a dove lavoro oggi…non riesco a crederci. C’è stato un periodo in cui tornavo a casa con il fango fino alle ginocchia, tanto che non riuscivo a mettere i vestiti in lavatrice. Mi ricordo che un anno mi sono dovuta comprare la divisa da gioco perché mancavano i fondi. Tutto però si faceva in nome della passione. Le ragazzine di oggi sono fortunate e non se ne rendono nemmeno conto, danno per scontato tutto quello che oggi il club ha messo loro a disposizione. Alla fine, ogni tappa del mio viaggio mi ha reso la persona e la calciatrice che sono oggi. Non lo cambierei ma sono felice quando la mattina entro al Viola Park”.
Torniamo al calcio giocato. Domenica allo stadio Curva Fiesole arriva la Juventus per la Semifinale di Coppa Italia. La Fiorentina è pronta?
“Certo che sì, la Coppa Italia è un obiettivo e lo sappiamo tutte. Davanti a noi un avversario con il quale abbiamo ridotto il gap negli ultimi anni ma che va rispettato per la sua qualità. Questa volta il confronto è sui 180 minuti, quindi comunque vada domenica niente è deciso. Ci sarà un altro round per mantenere o ribaltare il risultato”.
Nell’ultima sfida con le bianconere lo Stadio Curva Fiesole era sold out. Sarà così anche stavolta?
“Me lo auguro, è una sfida importante e combattuta. Se c’è una partita da guardare, è proprio questa. E noi siamo pronte a dare il 100%”.
Fonte: Fiorentina Femminile