L’appuntamento è alle 18.10, su Rai 2: dal ‘Viola Park’ di Bagno a Ripoli va in onda la gara tra Italia e Irlanda, che è sì una amichevole per preparare le qualificazioni a Euro 2025, ma che per tutti è soprattutto il giorno per rendere omaggio a una leggenda azzurra, Sara Gama, che lunedì pomeriggio, da Coverciano, aveva annunciato il suo addio alla Nazionale, cambiando completamente lo scenario di questa partita.
Chi non ha avuto modo di raggiungere Firenze ha la fortuna di poter seguire un’occasione speciale per lo sport italiano grazie al servizio pubblico: la Rai non ha mai lasciato sole le Azzurre, che ha contribuito a far conoscere a tutti gli Italiani negli ultimi anni.
Posto in prima fila sul divano, televisore sintonizzato, si comincia: dallo studio di Saxa Rubra il prepartita è affidato come sempre a Simona Rolandi e Katia Serra, alle quali spetta il compito di accompagnare il telespettatore nelle emozioni di una gara speciale, la 140ª e ultima volta di Sara con la maglia dell’Italia. Ultima tappa di una lunga carriera in Azzurro, iniziata 18 anni fa, il 17 giugno 2006, a Mariupol, allora Ucraina, oggi territorio occupato dai russi. Aveva 17 anni quando il Ct di allora Pietro Ghedin le disse di alzarsi dalla panchina al minuto 85’ per regalarle l’esordio (ko 1-2). Ora ne ha quasi 35, che compirà tra poco più di un mese, il 27 marzo, e il Ct di oggi Andrea Soncin, il suo quarto allenatore in Nazionale (dopo Ghedin, Antonio Cabrini e Milena Bertolini) le rende omaggio con una maglia da titolare, prima volta nel nuovo ciclo iniziato a settembre.
L’atmosfera entra subito nel vivo, i tempi sono televisivi: subito linea al Viola Park per le parole in diretta del presidente federale Gabriele Gravina, intervistato da Sara Meini, altra voce e volto storico al fianco delle Azzurre, in radio e in tv. Si torna in studio e poi, a ridosso del calcio d’inizio, la linea passa allo stadio dove alle 18.15 entrano in scena Tiziana Alla, telecronista delle Azzurre dal 2019, e Carolina Morace, altra icona del calcio italiano al femminile, che tra le tante cose è stata calciatrice di livello internazionale e poi commissario tecnico della Nazionale. Le squadre entrano in campo, le telecamere sono tutte per lei, “vanno a caccia di Sara Gama – commenta Alla – perché è la sua serata, anche se giocherà solo questo primo tempo”. Prima degli inni nazionali, va in scena una breve cerimonia in campo: Gravina consegna a Sara una maglia azzurra con il numero 140, le sue partite in Nazionale, e con loro c’è Cecilia Salvai, compagna di viaggio di Sara in Nazionale e nella Juventus.
Partono gli inni nazionali e sul “canto degli italiani” il suo volto in primo piano riempie lo schermo. Sara ha come sempre il numero 3 sulle spalle, anche se, a differenza di tante altre volte, si posiziona sul lato destro della difesa, lasciando a Salvai–Linari il compito di presidiare la zona centrale. Pronti, via: dopo 39” commette il primo fallo, su Carusa. Si parla solo di lei e la partita passa in secondo piano, anche perché le squadre in campo non sembrano brillanti come invece avevano fatto entrambe in Nations League nei mesi scorsi. Evidentemente, almeno sul fronte Azzurro, l’occasione speciale, le assenze (Giugliano e Giacinti out per infortunio), e i tanti cambi in vista del super match con l’Inghilterra di martedì (ore 18, Rai 2), influiscono.
Morace, da tempo preziosa opinionista Rai, lo fa capire nei minuti iniziali che il tema del giorno va oltre la gara, e da leggenda a leggenda rende onore a Sara: “Oggi la scusa è la gara con l’Irlanda, ma l’argomento principale è l’addio di Sara. Un addio tranquillo, molto serenamente ha deciso di lasciare la Nazionale, continuerà ancora con la Juve almeno fino a fine stagione, ma sicuramente continuerà il suo impegno per la crescita del movimento”. Meini aggiunge da bordocampo qualche particolare: “L’abbraccio più lungo è stato con la compagna di squadra e amica Cristiana Girelli, poi c’è stato anche l’abbraccio con Elisabetta Oliviero, una esordiente, alla quale ha sussurrato qualcosa all’orecchio, forse un in bocca al lupo, una sorta di passaggio di consegne”. Dopo 5’ ancora Meini rivela che Sara “sul braccio sinistro ha due fasce di capitano, quella ufficiale e quella regalatale dalle sue compagne prima della partita” e nel post partita ne rivelerà anche il messaggio: “Un viaggio straordinario”.
Al minuto 5’50’’ Sara stoppa un’avversaria a metà campo, l’arbitro fischia fallo. Al 9’56” va a chiudere una offensiva irlandese, liberando con un retropassaggio in sicurezza verso Schroffenegger. Dialoga più volte con Dragoni allargandosi sulla fascia destra, ma senza spingersi troppo in avanti. Anche se poi al 46’ si fionda nell’area avversaria per provare a raccogliere l’angolo di Glionna sul primo palo e chiudere con un gol, alla stessa Irlanda alla quale aveva segnato il suo primo centro in maglia azzurra, il 12 marzo 2007, a Silves, in Portogallo nell’Algarve Cup.
Dopo l’intervallo, la Capitana rientra in campo con le compagne ancora per qualche minuto: al 48’ 56” esce dal campo, lasciando il posto a Elisa Bartoli. Lo fa attraversando il “pasillo de honor”, il corridoio d’onore che le riservano per accompagnare la sua ultima uscita di scena dal palcoscenico della Nazionale; sfila accanto alle amiche di una vita, Cristiana, Barbara e Cecilia (Girelli, Bonansea, Salvai), quelle passate con lei da Brescia a Torino, sponda Juventus; alle compagne in Azzurro da sempre, cresciute al suo fianco dalle Giovanili, come Elisa Bartoli, che c’era anche il 19 luglio in Francia, a Tours, terra di spumanti, che quel giorno furono versati per la prima, e ancora unica, vittoria internazionale di un’Italia femminile, l’Europeo Under 19 (di quel gruppo resta poi anche Martina Rosucci, che era sotto età ma giocò due partite, ieri in tribuna in attesa di rientrare dopo l’infortunio ai legamenti); alle altre che nel frattempo si sono aggiunte in questo lungo percorso, fino alle giovanissime, che l’hanno raggiunta in campo dopo averla presa ad esempio da bambine (non è un caso che la Mattel nel 2018 l’ha scelta per celebrare, con una Barbie a lei dedicata, le donne che hanno superato i confini e sono state di ispirazione per le future generazioni di ragazze); tra loro la più giovane è Giulia Dragoni, nata nel novembre 2006, cinque mesi dopo che Sara aveva esordito in Nazionale e come lei quel giorno 17enne, a rappresentare la nuova generazione Azzurra in un passaggio di consegne ideale.
Sara attraversa tutto il corridoio salutando con le due mani il pubblico. Mentre sfila, la abbracciano tutte. C’è chi piange, sullo schermo si vedono in primo piano gli occhi lucidi di Katia (Schroffenegger). Dalle tribune urlano “Sara, Sara”, sventolando uno striscione sul quale è scritto un messaggio tanto semplice quanto profondo: “Grazie Sara”. Lei lascia la fascia a Cristiana, che ne raccoglie l’eredità, come aveva già fatto al Mondiale 2023 in Nuova Zelanda, quel Mondiale che resta una ferita aperta nel cuore di Sara, ma che oggi non conta più. Primo piano sul volto di Cristiana, altra icona di questa Nazionale, che aveva rappresentato le Ragazze Mondiali anche al Festival di Sanremo nel 2020. Anche i suoi occhi sono lucidi. Molto.
Dopo 2’ esatti si riprende a giocare, mentre Sara passa ad abbracciare chiunque sia nella zona della panchina e poi si dirige verso gli spogliatoi. Ma da quel momento, minuto 49’, Italia–Irlanda non ha più nulla da dire, a parte due episodi nella parte finale (gol irlandese annullato per fuorigioco ed erroraccio di Catena che spara alto solo davanti al portiere Brosnan), che, probabilmente, già oggi nessuno ricorda.
Viene alla mente, invece, lo splendido ritratto inedito che di Sara ha fatto proprio Rai con il docufilm ‘Numero 3’: la bambina cresciuta sui campi di calcio friulani, con le maglie di San Marco, Tavagnacco e Chiasiellis, e subito apparsa un fenomeno. La ragazza che diventa donna e al tempo stesso la calciatrice che diventa stella, con la maglia del Paris Saint-Germain, e poi leggenda, con i successi al Brescia e alla Juventus e la consacrazione in Nazionale. Ma anche la Sara che fuori dal campo si impegna per tutte le calciatrici, quelle di oggi e soprattutto quelle di domani, con la divisa di dirigente dell’Associazione calciatori e il ruolo di consigliere federale, per affermare il riconoscimento dei pieni diritti delle donne nel calcio e nello sport, con lo stesso mix di lucidità e grinta che l’ha accompagnata in campo. O ancora la Capitana che commuove tutti con le parole lette di fronte al Capo dello Stato Mattarella al Quirinale, in occasione dei 120 anni della FIGC nell’ottobre 2018.
Quando la partita finisce, l’audience risale – la partita è stata seguita da 365mila spettatori medi (share del 2,3%) – perché al microfono arriva proprio lei: “È stato un bel viaggio, e oggi la sua degna conclusione. Ringrazio tutte le persone che ho incontrato in questi anni. Alle bambine dico di divertirsi perché il calcio è uno sport bellissimo e una palestra di vita. È uno sport di squadra e condividere emozioni è la cosa che conta. A chi diventerà capitano c’è poco da dire: ognuna saprà interpretare al meglio il suo ruolo”. Subito dopo, tocca al Ct chiudere la diretta: “Ringrazio Sara per quello che ha dato nella mia breve esperienza da allenatore, ma soprattutto quello che ha dato al movimento. Rappresenta il sogno di tutte le bambine, è qualcosa che va al di là dell’aspetto calcistico”.
Saluti da Bagno a Ripoli, sigla di chiusura con il tema musicale delle Squadre Azzurre. Ma chi è sul campo ha modo di vedere gli ultimi abbracci, Sara che viene lanciata in aria dal gruppo delle compagne, che poi indossano tutte una parrucca che vuole ricordare i riccioloni neri della Capitana che lascia. La foto fa il giro del web e dei social, poi dei giornali.
Arrivano anche i dati elaborati da Stats Perform. Le statistiche ci dicono che la sua ultima partita è durata 50’, recupero del primo tempo compreso: 29 passaggi, dei quali 17 riusciti (58,6%), 43 palloni giocati, 2 duelli affrontati, 1 respinta difensiva, 3 palloni recuperati. Dettagli, se si pensa ai 18 anni in Nazionale maggiore, alle 140 gare che la rendono la quarta Azzurra di sempre dietro Panico, Zorri e Morace, figlie di un’altra epoca, ai giorni di ritiro tra Coverciano e tanti altri posti nel mondo, lei che è scesa in campo con la maglia azzurra quasi in tutti i continenti. Oltre che il tour dell’Europa, ha attraversato il mondo. In Asia: in Estremo Oriente, in Cina, a Qinhuangdao, Shenyang (2007), Guiyang e Qujing (2015) e in Giappone, a Nagano (2015) così come in Medio Oriente, in Israele a Tel Aviv (2019). In Oceania: in Australia a Sydney e Canberra (2009). Nell’America del Nord: negli Stati Uniti, a Chicago (2010). In America del Sud: in Brasile a San Paolo (2015) e Manaus (2016). Le è mancata solo l’Africa, quasi uno scherzo del destino, considerato che una parte delle sue origini, accanto a quelle triestine, nascono proprio da lì.
Oggi si gira pagina. Martedì nell’amichevole con l’Inghilterra in programma ad Algeciras, cittadina spagnola che affaccia sullo stretto di Gibilterra, Gama non ci sarà: lascerà il ritiro nella giornata di oggi per rientrare a Torino. Il suo percorso da leader dell’Italia, unico e irripetibile, finisce qui. Compagne di squadra, staff e tutti i presenti, a partire dal capo delegazione Stefano Braghin e dal dirigente accompagnatore Chiara Marchitelli, la festeggiano anche nel suo ultimo pranzo a Coverciano da calciatrice della Nazionale.
Una torta per celebrare una volta di più il suo lungo viaggio azzurro, un quadro di lei portata in trionfo dalle compagne e tanti altri pensieri, come le parole che le hanno dedicato Linari e Bonansea, anche loro omaggiate per il traguardo – raggiunto venerdì – delle 100 caps. “Riuscirci nel giorno dedicato a ‘Speedy’ significa veramente tanto per noi”.
Sara ringrazia e, questa volta sì, visibilmente emozionata, lascia quella che ha sempre considerato casa sua. “E’ stata una settimana piena di gioia, leggerezza e risate. Sono contenta di aver vissuto pezzetti di felicità con tutti voi”.