I numeri parlano per Cristiana Girelli. Solo in Nazionale, 110 presenze e 54 gol. Ma anche nove scudetti con tre club diversi (Bardolino Verona, Brescia, Juventus), otto Coppe Italia, dieci Supercoppe italiane. Eppure, Cristiana – premiata come Calciatrice Italiana – sa ancora emozionarsi. Nell’auditorium del Centro Tecnico Federale di Coverciano stringe la maglia indossata contro la Cina negli ottavi di finale del Mondiale del 2019, quello delle ‘Ragazze Mondiali’ che hanno fatto innamorare un Paese intero e fatto avvicinare tante bambine al calcio femminile: è questo il cimelio donato da Girelli al Museo del Calcio, come tutte le protagoniste della Hall of Fame che l’hanno preceduta hanno fatto. Girelli è la terza calciatrice in attività a entrare nella Hall of Fame dopo Sara Gama e Barbara Bonansea, in un elenco di cui fanno parte anche Carolina Morace, Patrizia Panico, Melania Gabbiadini, Elisabetta Vignotto, Milena Bertolini e Antonella Carta.
Ogni gol che viene proiettato sui maxischermi alle sue spalle, con la Nazionale o con la Juventus, è un’espressione diversa del volto. Poi Cristiana prende un biglietto e si racconta a cuore aperto. “Ho sempre considerato la Hall of Fame come un riconoscimento straordinario e riuscire a essere entrata in questa lista prestigiosa mi riempie di orgoglio. E’ un riconoscimento per me, certo, ma anche per tutte le persone che in questi anni mi sono state accanto. A partire dalla mia famiglia che è qui con me oggi. Grazie per il vostro amore e supporto incondizionato. Grazie a mio papà, primo tifoso e quindi come tutti i tifosi primo critico. A mia sorella, non esattamente una appassionata di calcio che però non mi ha fatto mai mancare il suo sostegno. Grazie a mia madre: spero che le mie gioie possano lenire un po’ del tuo dolore. E grazie anche alle amiche che il calcio mi ha regalato, le compagne di un viaggio bellissimo.
Se sono qui è perché esiste uno spazio dove vivono e crescono le storie femminili di successo. Successo che può ispirare le generazioni future. E quindi grazie alla Federazione per aver creato tutto questo. Ed è proprio alle future generazioni che dedico il mio ultimo pensiero: l’eccezionalità può essere coltivata e raggiunta attraverso il duro lavoro, la dedizione e la determinazione costante. Senza dimenticare di metterci la cosa più preziosa che abbiamo: il cuore. Metteteci sempre cuore. Credo fortemente che nello sport, nella vita e nell’amore persistere e sentire siano la chiave di ogni successo”.
Girelli ha ripercorso proprio gli ultimi anni della Nazionale femminile. “Credo che tutto faccia parte del percorso di uno sportivo e di un gruppo di calciatrici – dice –. Gli anni passano, il tempo passa, le cose cambiano: il nostro intento era quello di continuare la scia che il Mondiale aveva lasciato, perché tutti sanno cosa hanno rappresentato per il calcio femminile quei risultati. Ci dispiace che non sia stato così. Ma credo che la sofferenza vada vissuta: parlo a livello personale ma anche per le altre ragazze che erano a quel Mondiale. È giusto attraversarla, perché ti fa vivere delle cose che a volte la vittoria non ti lascia. Adesso siamo ripartite”.
A guidare la ripartenza, il nuovo Commissario Tecnico della Nazionale femminile Andrea Soncin, presente in sala: “Oltre al merito che Cristiana ha per questo prestigioso titolo, come testimoniato dai numeri, spero per lei che questo riconoscimento le dia una grande forza perché ha ancora capacità di scrivere pagine per il suo club e per la Nazionale, oltre a essere una guida per le nuove generazioni, per capire cosa serve per scrivere questo nuovo progetto”.