Uno sguardo al prossimo futuro, per centrare la qualificazione agli Europei, e un occhio al passato, per ricordare i grandi protagonisti di ieri e sperando di proiettare certi messaggi anche nel calcio di domani: nel primo giorno di raduno della Nazionale, Coverciano ha ospitato l’undicesima edizione della Hall of Fame, la cerimonia che celebra i protagonisti e le protagoniste che hanno segnato la storia del calcio italiano.
“Siamo onorati – ha sottolineato in apertura di cerimonia il presidente della FIGC, Gabriele Gravina – di dedicare ogni anno un riconoscimento a chi ha scritto pagine importanti della storia del calcio. Lo facciamo convinti e con impegno, perché riteniamo che faccia parte della nostra mission. Chi si prende cura del calcio, in tutte le sue dimensioni, deve avere anche la capacità di rispettare la memoria e tramandarne i valori alle future generazioni. Si tratta di un riconoscimento che parla in maniera diretta al cuore dei tifosi: è per questo motivo che abbiamo voluto organizzare questa edizione a Coverciano, la Casa delle Nazionali azzurre e sede del Museo del Calcio Italiano, proprio per sottolineare come gli eroi della Hall of Fame siano patrimonio di tutti. Ed è significativo che la cerimonia si sia svolta oggi, nel giorno in cui abbiamo voluto testimoniare alle società di Prato colpite dall’alluvione la nostra vicinanza”.
L’obiettivo del premio e la giuria. Istituita nel 2011 dalla FIGC e dalla Fondazione Museo del Calcio, la Hall of Fame intende valorizzare la storia, la cultura e il patrimonio del nostro calcio, arricchendosi ogni anno di nuove figure, selezionate da una giuria composta dal presidente dell’Unione Stampa Sportiva Italiana, Gianfranco Coppola, e dai direttori delle testate giornalistiche sportive nazionali – nelle persone di Federico Ferri (direttore Sky Sport), Guido Vaciago (direttore Tuttosport), Stefano Barigelli (direttore Gazzetta dello Sport), Alberto Brandi, (condirettore con delega allo Sport NewsMediaset), Ivan Zazzaroni (direttore Corriere dello Sport e Guerin Sportivo) e Piercarlo Presutti (responsabile Sport ANSA) – oltre a Matteo Marani, in qualità di presidente della Fondazione Museo del Calcio.
Premiati e protagonisti. L’evento – ospitato nell’auditorium di Coverciano e trasmesso in diretta tv su Rai2, condotto dal giornalista Rai Alberto Rimedio – ha visto anche la presenza sul palco del Ct Luciano Spalletti, del capo delegazione azzurro, Gianluigi Buffon, e del capitano della Nazionale, Gianluigi Donnarumma, oltre al Ct della Nazionale femminile, Andrea Soncin, e a parte della squadra azzurra tra il pubblico.
“Credo che far parte della Hall of Fame – ha evidenziato Buffon – sia la più grande gratificazione che uno possa ricevere, perché significa entrare nel ricordo di tutti gli sportivi. Ho finito la mia carriera soddisfatto di tutto quello che ho ottenuto, ma soprattutto per quello che ho condiviso, mettendo le soddisfazioni di squadra davanti agli individualismi”.
Tra coloro che sono entrati nella Hall of Fame del calcio italiano in questa edizione anche il campione del mondo del 1982, Alessandro Altobelli (per la categoria ‘veterano italiano’); l’ex fantasista azzurro e attuale vice presidente della Lega Pro, Gianfranco Zola (giocatore italiano), l’attaccante della Juventus Women, Cristiana Girelli (giocatrice italiana), l’ex presidente dell’Inter ‘dei record’, Ernesto Pellegrini (dirigente italiano); l’ex calciatore di Juventus e Real Madrid, Zinedine Zidane (calciatore straniero), e José Mourinho (allenatore. Questi ultimi tre non erano presenti oggi a Coverciano a ritirare il premio).
Come da tradizione, i premiati entrati a far parte della Hall of Fame del calcio italiano hanno portato un cimelio che ne rappresentasse la carriera e che da oggi arricchirà la collezione del Museo del Calcio. ‘Spillo’ Altobelli ha donato al museo la maglia azzurra numero nove, indossata nella vittoria contro Malta determinante per qualificarsi poi agli Europei del 1988. Pellegrini – che non ha potuto essere presente durante la premiazione – donerà al museo la medaglia d’oro dello Scudetto ‘dei record’ vinto dall’Inter. Il cimelio portato da Cristiana Girelli per la Hall of Fame è stata la maglia indossata agli ottavi di finale dei Mondiali di Francia 2019, mentre Gianfranco Zola ha portato la maglia numero 25 del Chelsea, simbolo della sua esperienza inglese quando venne definito ‘Magic box’.
Riconoscimenti alla memoria. Durante la cerimonia sono stati consegnati inoltre dei premi alla memoria a Siniša Mihajlović, Erno Egri Erbstein e Mario Sconcerti, protagonisti – con differenti ruoli e in epoche diverse – del nostro calcio.
“Desidero esprimere la mia riconoscenza alla FIGC per aver voluto rendere onore alla memoria di mio padre, volendolo inserire nella Hall of Fame” è stato l’appassionato e commosso ricordo della figlia di Erno Egri Erbstein, Susanna, dopo che era stata raccontata la figura di suo padre dal presidente della Fondazione Museo del Calcio, Matteo Marani.
“Sinisa ha lasciato un vuoto enorme anche nel calcio italiano. È stato un uomo eccezionale e non verrà dimenticato facilmente. Amava moltissimo il suo lavoro e lo ha dimostrato per tutta la sua carriera, specialmente negli ultimi mesi della sua vita” ha detto Arianna Mihajlovic, la moglie di Sinisa, che ha poi mostrato due cimeli donati al museo: una divisa da allenamento del Bologna e una maglia firmata da tutti i giocatori rossoblu e donata dal club felsineo alla famiglia all’indomani della scomparsa del tecnico.
“Credo che molte delle persone presenti qui in sala abbiano avuto almeno una discussione con mio padre….” ha affermato con un dolce sorriso la figlia di Mario Sconcerti, Martina, ricevendo il premio alla memoria dedicato al padre. “Lui – ha quindi concluso – era uno studioso della vita in tutte le sue declinazioni e un grande amante del calcio”
Premio fair play ‘Davide Astori’. Il premio fair play intitolato a Davide Astori è stato infine consegnato al giovane arbitro Luca Martelli, che la scorsa stagione – durante una partita di Seconda Categoria che stava dirigendo – ha salvato la vita a suo padre, presente sugli spalti, colto da un malore.
“Sono situazioni in cui purtroppo non possiamo scegliere se esserci o meno. E io ringrazio la Federazione che mi ha permesso di essere qua e tutti coloro che hanno fatto sentire la loro vicinanza” ha sottolineato Luca Martelli, che poi ha donato al Museo del Calcio la maglia indossata proprio durante quel giorno.