Nilla Fischer, difensore centrale e leggenda del calcio svedese che ha vinto due campionati svedesi, due tedeschi, una Women’s Champions League e che ha collezionato 1994 presenze con la sua Svezia e strappato un argento olimpico a Rio 2016, nella sua autobiografia “I Didn’t Even Say Half Of It” ha denunciato un episodio molto dispiacevole risalente ai Mondiali del 2011, un’edizione segnata dalle polemiche, quando a lei e alle sue compagne di squadra venne imposto di mostrare i genitali per dimostrare di essere biologicamente delle donne. Il tutto era nato dalle proteste di Nigeria, Sudafrica e Ghana contro la Fifa nei confronti della Guinea Equatoriale, accusata di avere alcuni uomini in squadra. La Fisher ha quindi descritto il processo, condotto da una fisioterapista donna per conto del medico, come ‘malato e umiliante’. Di seguito, il racconto:
“Ci era stato detto di non depilarci nei giorni successivi e di mostrare i nostri genitali al dottore. Nessuno capiva questa cosa delle depilazione, ma abbiamo fatto come ci era stato detto pensando ‘come si è arrivati a questo? Perché siamo costrette a farlo adesso, ci devono essere altri modi per farlo…dovremo rifiutare?’. Al tempo stesso però nessuna voleva mettere a repentaglio l’opportunità di giocare un Mondiale. Così lo abbiamo fatto, non importava quanto fosse malato e umiliante. Capisco cosa devo fare e abbasso rapidamente i pantaloncini da allenamento e la biancheria intima. La fisioterapista annuisce e dice ‘sì’, poi guarda il dottore in piedi di spalle alla porta. Prende nota e prosegue nel corridoio per bussare alla porta accanto. Quando tutte le calciatrici erano state controllate il medico di squadra firmava il documento per cui la nazionale di calcio femminile svedese era composta da sole donne”.