Su di un terreno più adatto a seminar patate, che non a giocarci una partita di calcio (causa concomitanza con la formazione maschile, la squadra del Cit Turin è stata costretta ad emigrare in via Faccioli, sul campo della Femminile Juventus 1978), la Torino Women si arrende per 2-0 alla compagine definita “di casa” e dà l’addio alle residue speranze di poter arrivare seconda nel girone.
Le condizioni del fondo, però, non possono e non devono trasformarsi in un alibi: in primis, perché sulla polverosa terra battuta (arricchita, qua e là, da qualche zolla pseudo erbosa) si esibivano anche le avversarie, ed in secondo luogo perché, se il terreno accidentato è risultato un limite per le più tecniche giocatrici granata, le ragazze del Cit Turin hanno vinto proprio sul piano tecnico, con strette e precise triangolazioni che ne hanno esaltato la velocità d’esecuzione.
Scese in campo con Gindri fra i pali, Milone–Varacalli–Carlevaris–Ziliani a comporre la linea difensiva, Seye–Balzano–Lo Presti in quella mediana e Severino–Biolatto–Manglaviti in quella avanzata (ma con le prime due che, in fase di non possesso, scalavano a dar manforte al centrocampo), le ragazze in divisa tricolore (maglia quasi completamente bianca, con fianchi rossoverdi) hanno subito dimostrato di non volersi dare per vinte a prescindere.
Le toriniste, invece, si posizionavano col loro classico 4-4-2. Che vedeva la Prundeanu estremo difensore, Lombardo e Palmisano esterni bassi affiancati alla, ennesima, inedita coppia centrale difensiva Pomati–Furione, Capello–Abu Toma in mediana con Camporelli–Molinar Min esterni alti e l’ultimo duetto, Caveglia Cresto–Zappone, ad interpretare la fase offensiva.
Come accennato, il Cit Turin si dimostrava decisamente più calato nel match e sin da subito, grazie al fraseggio stretto, metteva in crisi la retroguardia torinista. Era solo grazie alla bravura ed alla puntualità nelle chiusure di Fulvia Furione, se la squadra granata non soccombeva già nei primi minuti. Per ben tre volte, fra il 2’ ed il 9’, la centrale difensiva ospite disinnescava le incursioni palla al piede di Martina Manglaviti, in due occasioni, e Sara Biolatto, impedendo loro il tiro a botta quasi sicura. Al 17’, poi, era Odiphri Abu Toma, con un intervento di grande spettacolarità, ad anticipare una Manglaviti già pronta a colpire.
Un paio di minuti prima, si era registrato il primo tiro della Torino Women, ad opera di Valentina Zappone, ma da troppo lontano e troppo centrale. La medesima attaccante ci provava pure al 27’, con un destro dal limite, ma pure in quest’occasione non riusciva ad angolare la sua mira.
L’impressione dominante, però, era sempre quella di una maggior convinzione della squadra di casa, mentre quella ospite appariva molto più imprecisa e confusionaria. E quasi alla mezz’ora, arrivava la svolta dell’incontro: sugli sviluppi di un corner, una Manglaviti in splendida solitudine era libera di girare il pallone di testa, praticamente dal dischetto del rigore, trafiggendo l’incolpevole Prundeanu.
Invece di stimolare una reazione, lo svantaggio rendeva le toriniste ancor meno precise. In questo frangente, era la Abu Toma a cercare con più convinzione il pareggio: però, al 36’ era una presa alta della Gindri ad annullare ogni pericolo, mentre al 42’ un sinistro dalla trequarti sorvolava di un metro la traversa. Un minuto dopo, la centrocampista granata si costruiva letteralmente da sola l’azione forse più pericolosa di tutta la gara torinista: la numero 18, in piena area si liberava dalla marcatura con un delizioso “sombrero”, ma il sinistro successivo veniva poi troppo strozzato e la palla usciva non molto lontano dal palo destro della porta di casa.
L’ultima occasione, realizzatasi già nei minuti di recupero, vedeva Martina Capello (oggi un po’ spenta, probabilmente a causa di una recentissima forma influenzale) calciare direttamente una corta respinta della difesa tricolore, ma leggermente troppo alto.
Chi si aspettava, nella ripresa, un Torino col coltello fra i denti, rimaneva invece profondamente deluso. Al fischio di ripresa dell’arbitro (il piuttosto indeciso e pure un po’ impreciso Francesco Errera, della sezione di Torino) le ragazze dell’allenatore Michele Del Vecchio riuscivano, se possibile, a peggiorare ancor più la loro prestazione. La confusione, infatti, si espandeva dalle trame di gioco alle posizioni in campo, con soprattutto la Zappone che, forse per riuscire a giocare qualche pallone, arretrava a fare praticamente la centrocampista aggiunta, privando però l’attacco granata del suo punto di riferimento principale, rendendolo ancor più sterile e causando la rabbia neppur tanto repressa del proprio allenatore. Del centravanti granata, difatti, nella seconda frazione viene ricordato soltanto un destro a filo incrocio (53’).
Non che, dagli altri elementi torinisti, si sia potuto ottenere qualcosa di meglio: la cronaca parla di un tiro, scoccato da quasi fondo campo ed ovviamente fra le braccia della piazzatissima Gindri, per opera della Elisa Molinar Min al 56’. Ma per il resto, nulla!
Neppure la mossa di Del Vecchio, con l’inserimento di Alessandra Spagnolo in avanti (ad uscire, al 55’, era stata Federica Camporelli), riusciva a dare gli effetti sperati. La Torino Women, aveva ormai perso tutti i propri riferimenti ed il suo gioco fluiva (si fa per dire) a casaccio. Così, le ragazze del tecnico Fulvio Frisullo riuscivano a mantenere il pallino del gioco, nonostante la fatica non consentisse più il fraseggio ad alta velocità: ma restava, comunque, la precisione nei passaggi.
Per lunghi periodi, la sfera ristagnava nello spazio fra le due aree, e le occasioni pericolose calavano di numero anche per la Cit Turin. Era soprattutto la Biolatto, ad impensierire la porta torinista. Purtroppo, però, l’avanti di casa difettava nella mira: al 49’ aveva calciato alto da notevole distanza, mentre al 65’ sfiorava l’incrocio dei pali con un tiro dal limite.
La precisione, invece, non difettava ad Elena Varacalli che al 72’, su una punizione dal limite (il cui fallo era costato un cartellino giallo per Francesca Pomati) piazzava la palla perfettamente all’incrocio, alla sinistra della Prundeanu. Un calcio piazzato di rara e pregevole fattura.
Il raddoppio toglieva anche le residue energie alla Torino Women, mentre le ragazze in divisa tricolore, a quel punto, cercavano soltanto di controllare il resto del match che, del resto, viveva solo più sulle sostituzioni. Se, in precedenza, Eugenia Amerio aveva già rilevato Agnese Severino (63’), fra le fila di casa entravano ancora Benedetta Dolzan (66’) e Giulia Bucci (quasi allo scadere), rispettivamente in luogo della Biolatto e della Manglaviti.
Sul fronte torinista, invece, Elena Villa subentrava a rilevare Debora Palmisano (75’), mentre il dodicesimo Gaia Piacentino (4’ più tardi) rilevava il posto fra i pali, con lo spostamento della titolare Prundeanu a centrocampo, in luogo della infortunata Capello. Proprio la regista granata, restava a lungo stesa sulla panchina per poi, a fine gara, lasciare l’impianto in ambulanza, a causa di un vasto ematoma nella zona parietale sopra l’occhio destro (fortunatamente, già in serata, giungevano aggiornamenti che tranquillizzavano tutti sulla gravità dell’infortunio).
Dunque, in sintesi, la Torino Women ha disputato forse una delle sue peggiori partite e non solo stagionali (dal disastro, possono probabilmente essere salvate solamente Furione ed Abu Toma), mentre la Cit Turin ha colto uno dei suoi più brillanti successi (con la Manglaviti cui dovrebbe sicuramente andare l’eventuale premio per la migliore in campo): forse inutile per la corsa ai play off, ma pienamente meritato e fonte di orgoglio per le sue giovanissime componenti.