Il Varedo ha iniziato la sua avventura nel ritorno del Girone B di Promozione Lombarda, bloccando sul pari la capolista Montorfano Rovato per 1-1: di Silvia Lutescher il gol delle gialloblù, mentre Giada Ferrari ha realizzato la marcatura per le franciacortine. Grazie a questo pareggio la squadra allenata da Alessio Romano rimane terza con diciassette punti, e ci sarà bisogno di tutte per provare a centrare gli spareggi promozione, in particolar modo da Barbara Lofoco, centrocampista classe ’93 e da due anni veste la fascia di capitana della squadra brianzola. La nostra Redazione ha raggiunto Barbara per risponderci ad alcune domande.
Barbara com’è iniziata la tua storia d’amore col calcio?
«La mia storia d’amore con il calcio è iniziata nel cortile di casa, tra i rimproveri degli anziani del condominio, sempre attenti ai segni delle pallonate sulle pareti».
Poi com’è proseguita la tua avventura col pallone?
«I miei genitori hanno sempre voluto che facessi sport, quando chiesi di giocare a calcio ci fu un “no” secco da parte di entrambi. Il primo sport fu il basket, finché il Don dell’oratorio di paese, convinse i miei a farmi provare nella squadra dei pulcini. Solo maschi. Da lì a poco suggerirono ai miei di sposarmi su una società calcistica che aveva un settore giovanile solo femminile: La SS Benvenuta di Bollate. Il mio amore per questo sport e la mia perseveranza hanno lasciato spazio alla rassegnazione dei miei genitori».
Cosa ti ha portato a vestire la maglia del Varedo?
«Varedo, ai tempi, era la società rivale della Benvenuta. Quando la nostra società si sciolse, molte delle mie compagne andarono li. Io decisi per un breve periodo di giocare a sette, anche a seguito di un infortunio grave al ginocchio sinistro. Dopo un paio di anni ho ripreso di nuovo con il calcio a undici. Dopo qualche anno, anche Varedo ha stoppato l’esperienza nel femminile. L’idea fu di mister Romano, già mio allenatore in una precedente società. C’era una realtà nuova da costruire e da far emergere, era una possibilità di dare ancora una voce a qualcosa che ad oggi; ha ancora molto da dire. E come ogni cosa che deve crescere, c’era bisogno d’amore. Non ho saputo dire di no, quando mi è stato chiedo di rispondere in prima linea per questo progetto vestendo la fascia da capitano».
Tu sei anche capitana di questa squadra. Cosa vuol dire per te guidare le tue compagne?
«Per me la fascia al braccio non è solo un pezzo di stoffa. Per me, quella fascia è rispondere in prima linea a qualsiasi difficoltà. È farsi carico dei problemi di un gruppo, oltre che di una squadra. Di ogni ragazza, oltre che di ogni calciatrice. Per me la fascia significa responsabilità, dovere, sacrificio e orgoglio. Significa essere davanti a tutti per proteggere qualcosa in cui credi. Ma, significa anche essere l’ultimo, essere dietro, per guardare tutti e poter risollevare chiunque cada».
La stagione attuale del Varedo dice che, dopo dodici partite, si trova terzo nel Girone B. Secondo te ti soddisfa questo piazzamento?
«La stagione corrente ci vede terze nel girone, e no, non è sicuramente sufficiente per le idee e le possibilità che questa squadra e questa società ha. Non sono soddisfatta del piazzamento, ma lavoreremo sodo per arrivare dove vogliamo».
Delle gare che il Varedo ha affrontato all’andata, c’è una che vorresti rigiocare?
«Se dovessi pensare a rigiocare una gara, sarebbe sicuramente la semifinale di ritorno, di coppa, contro il Villa Valle, risultato ingiusto. Sarebbe bello che nel calcio si vincesse per merito, soprattutto a questi livelli».
La ripartenza del Varedo è cominciata pareggiando in casa 1-1 contro il Montorfano Rovato leader del raggruppamento. In che modo la squadra ha fermato la capolista?
«Contro Rovato abbiamo pareggiato anche all’andata, non credo che in questa partita sia stato Varedo a fermare Rovato, quanto più il contrario. Loro hanno un gioco pulito ed intelligente, forse è questa la loro carta vincete, noi abbiamo un obbiettivo, dobbiamo essere brave a non perderlo di vista. Non vogliamo fermare nessuno, dobbiamo essere noi la squadra da fermare».
Il Varedo, domenica, andrà in casa del Città Di Segrate, e all’andata la partita è finita 3-3. Pensi che stavolta possa andare diversamente?
«Quella contro Segrate per noi è sempre stata una partita tesa, quasi un derby, sono una squadra da non sottovalutare. Un pareggio in campionato ed una vittoria abbondante in coppa ci porteranno a Segrate con fame di punti. Ne sono certa».
Tu che impressioni hai avuto sul Girone B di Promozione dopo aver effettuato il giro di boa?
«Credo che questo campionato sia ancora aperto, ad eccezione di Rovato che ha saputo gestire al meglio il girone d’andata, ci sono quattro squadre che sono un passo avanti alle altre. Nel complesso a livello di qualità tecniche, credo fosse più competitivo il girone dello scorso anno».
Chi può andare in Eccellenza? Chi invece potrebbe puntare ai playoff?
«Oltre a Rovato, che domina la classifica, credo che Villa Valle e Gessate siano le squadre da battere e quelle che sicuramente lotteranno per un passaggio di categoria. Per il resto, vincerà chi sbaglia di meno».
Come stai vedendo il calcio femminile il Lombardia?
«Il calcio femminile in Lombardia ha avuto un’evoluzione straordinaria nel corso degli anni, le squadre sono sempre più numerose e anche il livello tecnico ha raggiunto livelli nemmeno paragonabili a quelli dello scorso decennio. Sicuramente la molteplicità di squadre e la visibilità che questo ramo del calcio sta acquisendo, porta il calcio femminile ad avere sempre più popolarità».
Com’è la tua vita fuori dal rettangolo di gioco?
«Oltre ad essere capitano e centrocampista del Varedo, sono un igienista dentale, lavoro a tempo strapieno in diversi studi. La mia giornata è composta dal settanta percento di lavoro e dal restante trenta di calcio. Ho delle giornate davvero super piene ed impegnative, ma, nonostante ciò, dopo ventidue anni, il calcio resta un mattoncino inamovibile, una passione per cui c’è sempre tempo».
Quali sono i sogni che vorresti realizzare quest’anno?
«Il sogno è vincere il campionato. In ogni caso, l’unica cosa che desidero è fare il meglio possibile con la mia squadra e potermi togliere qualche soddisfazione personale oltre che calcistica».
Cosa vorresti dire alle tue compagne del Varedo del ritorno che è appena partito?
«Se c’è una cosa che posso dire alla mia squadra ed alle mie compagne è che si vince solo insieme. Di lasciare le parole agli altri, perché noi, testa, cuore e sacrificio: abbiamo dei fatti da compiere!».
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia la FBC Varedo e Barbara Lofoco per la disponibilità.