Katia Serra è nata a Bologna il 5 Aprile 1973. Sin da piccolissima è stata attratta dalla palla, sua grande compagna di giochi, con la quale amava divertirsi insieme al fratello Per lei le sfide nel salotto di casa con la pallina di spugna, il divano che fungeva da barriera e il mobiletto della tv come porta, sono ricordi indelebili. Il suo, dunque, un impulso forte, radicato, fin dalle scuole elementari. Due calci al pallone dove era possibile, anche giù per una discesa, a costo di cadere sul cemento. E poi il tempo per lo studio, importante tanto quanto praticare altri sport: ginnastica artistica, nuoto, softball, pattinaggio, atletica e basket. Ma mancava una squadra di calcio femminile vicino a casa sua e da qui la decisione di allenarsi con i maschi suoi coetanei, pur senza poter disputare le partite, perché i regolamenti non lo permettevano! Unica eccezione: il torneo delle vie, d’estate ad Anzola dell’Emilia. La possibilità di misurarsi in partita: tanti gol e divertimento, insieme ai vicini di casa, una vittoria dentro la vittoria. Sempre a giocare, ogni occasione era buona: in un campo sabbioso che ora non c’è più durante le ore di educazione fisica, in un campetto con gli amici, nel balcone di casa e, pazienza se la palla ogni tanto cadeva giù, la soddisfazione di un gol valeva bene quattro rampe di scale. Cresceva la passione, cresceva anche l’antipatia di alcune compagne di classe per le attenzioni dei ragazzi, non ricambiata. Con loro solo amicizia! Poi la conoscenza del Bologna, qualche allenamento, di giovedì il primo e poi subito tesserata, il debutto in serie B da titolare la domenica. Tutto molto velocemente! Per alcuni anni Katia continuava a giocare a basket come play maker ad Anzola, fino a quando il suo primo grave infortunio la poneva davanti ad una scelta, la sua strada era il calcio!
Ciao Katia, nella premessa abbiamo fatto un passo indietro e abbiamo parlato un pò di come ti sei avvicinata al mondo del calcio femminile! “E’ stata una ricerca lunga. Al tempo le opportunità erano pochissime, e inesistenti a livello giovanile, così praticavo altri sport e mi limitavo a giocare in cortile con mio fratello e gli amici. Ho cominciato a 13 anni nel Bologna debuttando in B nazionale”.
Nella tua carriera hai avuto la possibilità di porti davanti a tante scelte, quale di queste ricordi di più? “Difficile fare una scelta, ognuna è stata intensa e soprattutto di stimolo per viverne sempre di più. Certamente il debutto in nazionale e i vari trofei vinti li ricordo con più immediatezza”.
Cosa ne pensi del professionismo che dalla prossima stagione diventerà realtà nella serie A femminile? “Per coloro che ci lavoreranno il vantaggio di viverlo come un lavoro, non più come un semplice hobby. Per costruire una realtà solida e duratura sarà indispensabile non imitare il calcio maschile, che resterà irraggiungibile, ma valorizzare le specificità del movimento delle donne. Il mondiale le ha fatte conoscere, le partite successive di club e nazionale stanno servendo a crescere, in particolare nell’attuale stagione”.
Il campionato italiano vede un predominio della Juventus che, anche in campo europeo, ha messo in luce la sua crescita esponenziale sia di gioco che di club, poi Sassuolo, Roma, Milan e Inter a ruota, che ne pensi di questa stagione della serie A? “Un campionato che decreterà alcuni verdetti all’ultima giornata, a parte l’Hellas già retrocessa e una Juve favoritissima per lo scudetto. Si è alzata l’intensità di gioco, le squadre sono in crescita, serve migliorare ancora la potenza e svoltare con la mentalità per offrire uno spettacolo più coinvolgente”.
Il prossimo anno sarà introdotta la formula dei play off anche nel nostro campionato, un tuo parere a riguardo? “Poule play off e play out utilissimi sia per giocare di più, sia per affrontare partite che hanno un peso emotivo e di pressione notevole. Utile a migliorare le giocatrici”.
Appese le scarpette al chiodo non ti sei fermata, quale stato il tuo percorso prima di arrivare a fare la giornalista televisiva? “Premetto che non sono giornalista, ma ex calciatrice che in TV commenta il grazie alla carriera maturata in campo, al pari di tanti colleghi uomini. Il percorso parte da lontanissimo, sia con esperienze formative (ISEF, laurea in Scienze Motorie, Personal Trainer, allenatrice Prof. Uefa A, Direttora Sportiva, Match Analist e altri corsi minori) sia professionali (allenatrice, preparatrice atletica, Consigliera Federale, AIC e della Divisione Calcio Femminile, Responsabile Settore Femminile AIC, dirigente CRER del calcio femminile, Docente della cattedra “Modelli di gestione del calcio femminile” ecc.). Come puoi intuire, non è stato un percorso preparato, ma nato casualmente, in cui tutte le competenze citate sono utili per svolgerlo. Il fatto però che tu, e tantissimi come te, pensano che sono giornalista anziché associarmi a ex calciatrice è la conferma che ho giocato a calcio in un’epoca in cui nessuno ci considerava, pertanto non viene spontaneo porci sullo stesso livello dei colleghi”.
Come ci si trova a vivere e commentare le partite non scendendo in campo, quali sono state le differenze maggiori all’inizio della tua carriera? “Commentare una partita ugualmente te la fa vivere a livello emotivo, ma non hai la possibilità di incidere sul risultato! La difficoltà principale è stata trovare il giusto ritmo nel comunicare”.
Attualmente sei nota e stimata in Rai, sia per il settore maschile che per quello femminile, e sei diventata anche un punto di riferimento per molte ragazze, come vivi questa tua esperienza e come ti prepari prima di ogni partita? “Studio molto, anche con analisi video, cercando di immagazzinare più informazioni possibili. A me sono mancati riferimenti femminili, se oggi lo posso essere per loro mi auguro che la vivono come sarebbe piaciuto a me: con stima, ammirazione e rispetto e con la determinazione di voler fare ancor meglio”.
Recentemente hai avuto anche la possibilità di fare parte dello staff di commentatori della nazionale maschile campione d’Europa, ci puoi raccontare le tue emozioni? “Una gioia immensa, una responsabilità a cui sono arrivata pronta, un’esperienza indimenticabile che spero di rivivere in futuro”.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi e sogni lavorativi? “Amo le sfide, praticamente sono sempre stata scelta e non ho programmato io cosa fare. Una grande fortuna! Per cui sono aperta a più strade, l’importante è che chi mi cerca sia determinato e ambizioso”.
Il tuo rapporto con la città di Bologna e con i tanti tifosi rossoblù che incontri spesso quando ti chiamano a relazionati con loro ad eventi pubblici in cui si parla ovviamente di calcio? “Amo i bolognesi, sia per il calore che mi trasmettono, sia per il rispetto che mi portano. Cerco di essere sempre disponibile perché la condivisione e’ un valore che mi fa star bene”.
Per finire chi è ora Katia Serra nella vita di tutti i giorni lontana dal mondo della televisione e del calcio? “Una donna innamorata, che vive una quotidianità semplice, amante dei viaggi e con la voglia di scoprire sempre qualcosa di nuovo. Mi alleno con una discreta frequenza, mi sento fortunata ad avere ancora in vita tutti i miei affetti e continuo a sognare….”.
La redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia Katia Serra per la preziosa collaborazione ed intervista in esclusiva.
Credit Photo: Katia Serra