Il Lecco sta comandando il Girone A di Promozione Lombardia vincendo tredici gare su tredici. Un risultato importante per le blucelesti di Monica Iustoni, visto che sono al loro debutto in un campionato femminile. Per questo si sono affidate ad una persona che possa guidarle mentalmente al risultato prestigioso: la vittoria del raggruppamento. Stiamo parlando di Giulia Achler, mental coach del Lecco Femminile, che la Redazione ha raggiunto per risponderci ad alcune domande.
Giulia, ti va di presentarti?
«Sono Giulia, ho trentun anni e sono nativa di Lecco. Ho praticato il calcio sin da ragazzina mossa da una grande passione, anche se il mio sport principale è stato il judo, praticato a livello agonistico. Come studi ho frequentato il Liceo Linguistico di Trieste, ho conseguito la laurea triennale e specialistica in Comunicazione, Informazione e Editoria all’Università di Bergamo e infine il master in giornalismo presso la business school de Il Sole 24 Ore. Dopo alcuni anni di lavoro nel mondo giornalistico ho iniziato ad interessarmi al coaching: mi sono formata, e continuo a farlo, anche in questo ambito e dopo aver ricevuto le opportune attestazioni ho iniziato la mia attività ».
Dato che sei una mental coach, cos’è per te svolgere questa mansione?
«Sicuramente per me risponde ad un personale bisogno di intervenire positivamente sulla società , sui suoi sistemi e sulle singole persone. Mi occupo di coaching in tutte le sue parti (business, life e sport) cercando di sviluppare al massimo la leadership personale di chi si rivolge a me e il suo grado di efficacia. In particolare, con il coaching sportivo realizzo questo aiutando gli atleti a sviluppare a pieno il loro potenziale e stimolando in loro una mentalità adeguata ad affrontare le diverse sfide. Chi pratica sport non ha dubbi su quanto sia fondamentale la gestione dell’assetto mentale per una prestazione efficace.
Cosa ti ha portato a diventare mental coach del Lecco Femminile?
«Avevo avviato il percorso di mental coach da qualche tempo quando sono stata contattata dall’allenatrice del Lecco Monica Iustoni, con la quale tra l’altro ci siamo scontrate diverse volte sui campi da calcio, chiedendomi se fossi interessata a diventare mental coach del Lecco Femminile, figura che in società non avevano mai avuto. L’ho trovata una richiesta stimolante e così ho accettato questa sfida e questo nuovo percorso».
Che aspetti hai affrontato con le ragazze del Lecco Femminile?
«Gli ambiti sono diversi. È inutile nascondere che le ragazze del Lecco femminile mostrano competenze calcistiche decisamente sviluppate per la categoria in cui stanno giocando, e a dimostrarlo sono i risultati. Questo influisce molto sul tipo di coaching da fare assieme. Prima di tutto ci siamo concentrate sull’individuazione e il mantenimento delle motivazioni: tendenzialmente i mental coach lavorano su obiettivi difficili da raggiungere, ma anche quando il risultato sembra alla portata, a quel punto serve intervenire per tenere sempre alta la motivazione e continuare a dare il meglio. Quando l’obiettivo esterno è meno sfidante di quanto ci si attende, è essenziale modificare la sfida e puntare sugli obiettivi interni al gruppo e propri di ogni singola atleta: il miglioramento personale, a differenza della sfida con l’avversario, è un miglioramento che potenzialmente non finisce mai. Poi abbiamo affrontato la gestione dell’ansia prestazionale, dell’insicurezza e dei cali di concentrazione. Lavoriamo anche sul concetto di gruppo, con l’obiettivo di gestire al meglio la comunicazione e il conflitto. Tutto questo si consegue anche attraverso l’applicazione di tecniche di PNL, la programmazione neurolingustica, le cui fondamenta sono ampiamente riconosciute per raggiungere prestazioni sempre più elevate».
Come viene coniugato l’allenamento fisico con sessioni di mental coaching?
«L’allenamento mentale si sviluppa in tempi e modi diversi. Ci sono momenti in cui mi incontro con tutte le ragazze nello spogliatoio per parlare di temi condivisi, e altri momenti dedicati a singole atlete su temi più personali. Ovviamente lavoro anche con l’allenatore, che è il primo leader della squadra: il suo atteggiamento e il modo di condurre il gruppo si ripercuotono sulla squadra stessa, per questo bisogna indirizzarli al meglio».
Dopo il girone d’andata il Lecco ha punteggio pieno: quanto ha inciso il tuo lavoro?
«Penso che il merito vada al cento per cento alle giocatrici e alle loro doti calcistiche e all’allenatrice che sa farle cooperare in campo al meglio. Il lavoro che sto svolgendo con questo gruppo è un lavoro di affinamento e miglioramento del loro assetto mentale, utile sia nel presente per sviluppare un carattere e un approccio sportivo sempre più robusto, ma anche e soprattutto in prospettiva, per affrontare campionati di serie superiori».
Torniamo al fatto che sei stata una calciatrice: che differenze hai notato tra il calcio di quel tempo e quello di oggi?
«Ho giocato per lo più in periodo adolescenziale e la differenza maggiore tra quegli anni e ora è che le ragazze oggi hanno un orizzonte calcistico importante cui tendere, con reali possibilità di fare carriera e quindi di essere preparate sempre al meglio. Questa è una fortuna che chi ha grande passione per questo sport deve sapere cogliere».
Quanto è importante avere un mental coach in società sportiva?
«Importantissimo: più sei dentro ad un ambiente sportivo e più ti rendi conto di quanto le dinamiche psicologhe e mentali incidano a livello di prestazioni. Così come le competenze fisiche e tattiche vengono curate dal preparatore atletico e dall’allenatore, è impensabile che non ci sia una figura volta a fare bene anche per quanto riguarda l’allenamento mentale vero e proprio. Se negli sport individuali, soprattutto di alto e altissimo livello, la cosa è ormai assodata, mi sembra che il mental coach stia prendendo piede anche in quelli di squadra e questo farà la differenza».
Quali sono le aspettative che hai nel 2022?
«Calcisticamente parlando vorrei portare a termine quelli che sono gli obiettivi del Lecco, ovvero la vittoria del campionato e vedere un gruppo che sia diventato realmente quadra. Sul piano personale ho obiettivi di ampia portata: per quel che riguarda il coaching vorrei dedicarmi sempre di più allo sviluppo delle competenze di leadership di quei soggetti posti ai vertici, siano essi capi di realtà sportive, lavorative o sociali, direttori, allenatori di squadre o capitani delle stesse, dirigenti, insegnanti. Sono loro, infatti, le persone che possono fare la differenza sul benessere delle persone su cui hanno influenza diretta, perché il loro miglioramento in termini di sviluppo personale e il potenziamento delle loro competenze può riversarsi a cascata su molte altre persone creando cambiamento».
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia il Calcio Lecco 1912 e Giulia Achler per la disponibilità .
Photo Credit: Giulia Achler