Il voto in pagella è una sufficienza piena. «Alla Fortitudo Mozzecane do un bel 6+. Non vado oltre perché avremmo potuto fare meglio ma sono orgogliosa della mia squadra». Settimo posto in classifica (a pari merito con Unterland Damen e Azalee), quarta migliore difesa, tante giovani, e giovanissime, lanciate in serie B e un torneo 2016/17 «che servirà alle ragazze come trampolino di lancio per il futuro». Fabiana Comin traccia il bilancio di fine annata. Il tecnico gialloblù ripercorre dieci mesi di lavoro e ventisei partite di campionato. «Ringrazio tutte le atlete per l’impegno che hanno profuso durante la stagione e il mio staff. Insieme abbiamo svolto un ottimo lavoro».

Comin, partiamo dall’immagine finale: il Fimauto Valpolicella vince 0-5 a San Zeno di Mozzecane e sale in serie A. L’ultimo atto della sua Fortitudo?
«La squadra si è impegnata, ha onorato il campionato e ha saputo tenere testa alla prima in classifica per 80 minuti, anche se subire tre gol così brutti nei minuti conclusivi e vedere festeggiare qualcun altro in casa nostra non è né bello né piacevole. Sapevamo che il Valpo sarebbe arrivato agguerrito e che si sarebbe giocato la promozione con il coltello tra i denti: noi non abbiamo di certo disputato una partita offensiva ma lo 0-5 è un risultato esagerato e che non rispecchia l’andamento della gara. In ogni caso, faccio i complimenti al Fimauto: mi sarebbe piaciuto assistere allo spareggio contro l’Inter Milano (seconda, ndr) però le rossoblù meritano di andare in serie A».

Il settimo posto in classifica rispecchia il valore della Fortitudo Mozzecane?
«No, infatti non sono soddisfatta appieno. È una posizione che non rende giustizia a quello che abbiamo prodotto durante il campionato. Se guardiamo il numero di risultati utili (vittorie e pareggi, ndr) siamo superiori a diverse formazioni che hanno concluso il torneo davanti a noi: questo dimostra che la rosa della Fortitudo è valida e competitiva. Le ragazze devono continuare a lavorare, a mettersi in discussione, e potranno arrivare lontano».

Diciassette punti totalizzati nel girone di andata, venti nel ritorno. Il cammino è stato in crescita?
«Sì. Nella prima parte di campionato non ci siamo espresse al meglio e abbiamo lasciato per strada punti sacrosanti, complici la giovanissima età e la poca esperienza della rosa, mentre nella seconda fase le prestazioni sono migliorate. La squadra, pur sbagliando qualche partita, ha capito che doveva commettere meno errori, essere più aggressiva e correre dal fischio iniziale dell’arbitro all’ultimo minuto».

La vittoria più esaltante?
«Il successo nel derby di ritorno contro la Pro San Bonifacio. La sconfitta dell’andata (1-2, ndr) non l’avevamo digerita, perché immeritata, e abbiamo aspettato mesi per prenderci la rivincita: quello 0-3 conquistato in casa loro, con grande autorità e grinta è stato entusiasmante. Le ragazze hanno interpretato al meglio il match e lì hanno acquisito veramente la consapevolezza di essere squadra».

La sconfitta più bruciante?
«Il 3-0 subito in novembre dall’Orobica. Non mi aspettavo un k.o. del genere, non mi aspettavo che il gruppo non scendesse in campo a livello mentale. La testa e la concentrazione sono rimaste a Mozzecane per 75 minuti e quando abbiamo iniziato a giocare davvero era ormai troppo tardi».

La prestazione più bella e quella meno bella?
«Contro il Milan Ladies, al ritorno, abbiamo disputato un pessimo incontro (0-0, ndr), tant’è che alla ripresa degli allenamenti mi sono arrabbiata parecchio: probabilmente la Fortitudo aveva preso sottogamba l’impegno e questo mi ha fatto infuriare. Di sfide molto positive, invece, ne scelgo due: il derby vinto con la Pro San Bonifacio e, sempre al ritorno, la sconfitta contro l’Inter. A Milano abbiamo perso, è vero, ma abbiamo giocato 75 minuti da grande squadra, con coralità e tenacia».

La Fortitudo ha chiuso la stagione con una rosa di 19,8 anni di media. Quanto ha inciso la giovane età?
«Tanto. La gioventù porta ad essere altalenanti nelle prestazioni e, spesso, a non saper gestire in campo determinate emozioni. Tuttavia, le giovani sono atleticamente fresche e intense, hanno voglia di imparare e apprendono come una spugna: le ragazze sono maturate, chi più e chi meno, non si sono mai tirate indietro e hanno sfruttato gli insegnamenti dello staff tecnico. Difatti, il loro desiderio di mettersi in mostra e di imparare ha permesso di crescere in maniera costante nel girone di ritorno».

Il difetto del Mozzecane?
«L’inesperienza, dovuta appunto alla giovane età. La scelta di puntare sulla linea verde comporta tale rischio, però avere elementi così ben venga. Alcune di queste calciatrici, se continueranno a impegnarsi, avranno un futuro».

Nessuno tra serie A e i quattro gironi di B ha pareggiato tanto quanto la Fortitudo: dieci volte. Come legge il numero alto di «x» in schedina?
«Dieci pareggi sono parecchi, indubbiamente. E con un po’ di esperienza in più, alcuni di essi si sarebbero trasformati in successi. Però mi piace guardare il lato positivo delle cose: spesso siamo andate in svantaggio e abbiamo recuperato grazie alla determinazione e al carattere delle ragazze, che hanno reagito alle difficoltà con orgoglio, non mollando mai».

Quarta migliore retroguardia del girone C, dietro alle prime tre della classifica. Dopo aver incassato dodici reti nelle quattro gare iniziali, la fase difensiva ha trovato la propria quadratura?
«Sì. Anche se, in realtà, la difesa ha sempre avuto equilibrio. Le prime giornate di campionato sono state una sorpresa in negativo, perché in Coppa Italia e nelle amichevoli estive avevamo retto benissimo dietro. Credo che il gruppo si sia lasciato sopraffare dall’emozione e dalla pressione dell’esordio, e che poi sia subentrata la paura di sbagliare. Al contrario, con il passare delle settimane, abbiamo acquisito maggiore fiducia, affiatamento, e i difensori hanno dato più stabilità al reparto. Un esempio? Giulia Caliari, nonostante sia un centrale adattato (sarebbe un terzino, ndr), ha disputato una buona stagione. Concludere il torneo come una delle migliori retroguardie è una vera soddisfazione».

Restando in tema: diciassette secondi tempi senza subire gol. Cosa significa questo dato?
«Vuol dire che la squadra ha ascoltato i consigli e le correzioni durante l’intervallo, e che, in particolare nella ripresa, è rimasta concentrata fino all’ultimo minuto. Questo è pure frutto del tipo di lavoro che abbiamo svolto negli allenamenti: alta intensità e poche pause».

Quindici punti conquistati in casa, ventidue in trasferta. La Fortitudo ha costruito le sue fortune in principalmente lontano da Mozzecane.
«In trasferta il gruppo era più tranquillo e sereno. Al contrario, in casa, soprattutto all’inizio del campionato quando la prima vittoria stentava ad arrivare, abbiamo ricevuto eccessive critiche. Le ragazze si innervosivano e non riuscivano a dare il 100% ma, per fortuna, con il tempo sono maturate e sono state brave a non fare troppo caso ai commenti esterni. Certo, chiaramente dispiace non aver reso al massimo tra le mura amiche e nel nostro fortino».

Quando la Fortitudo è andata in svantaggio dallo 0-0 (13 volte) non ha mai vinto, quando ha trovato il gol per prima (11 volte) ha strappato nove successi. Il Mozzecane non conosce vie di mezzo.
«Concordo. Un gruppo giovane si esalta o si demoralizza, e vive di eccessi. Durante l’annata abbiamo compiuto passi da una parte e passi indietro dall’altra, però la Fortitudo non si è mai scoraggiata: dopo aver subito una rete abbiamo reagito nel 90% dei casi, dimostrando attaccamento alla maglia e voglia di vincere».

Peretti: 13 gol e 5 assist. Martani: 12 gol e 3 assist. Rachele e Alice sono state le armi in più?
«Sì, soprattutto nella seconda fase del torneo. Martani veniva da stagione trascorsa più in panchina che in campo, non ha avuto i 90 minuti nelle gambe per quasi un girone e ci sono voluti alcuni mesi per farle ritrovare il ritmo partita e la giusta intensità. Dopodiché, Alice è cresciuta alla distanza, ha ritrovato le sue qualità da attaccante e ha disputato una grande seconda parte di campionato. Peretti? È stata un diesel: ha cominciato lentamente, ma una volta recuperata la continuità e la condizione ha dimostrato tutto il proprio valore. Inoltre, schierata da mezz’ala a centrocampo ha avuto la possibilità di dare sfogo alla sua fantasia e alla sua tecnica».

Storie inverse: Piovani dal centrocampo all’attacco, Caneo dall’attacco al centrocampo.
«Quando sono arrivata l’estate scorsa a Mozzecane la società aveva definito Piovani una centrocampista e Caneo un esterno offensivo, così inizialmente ho preferito utilizzarle nei ruoli della scorsa annata. Beatrice la considero una centrocampista che può fare la differenza e non sono pentita di averla utilizzata in quella posizione per l’intero girone di andata, però in passato ha sempre fatto l’attaccante: sa difendere bene palla, sa far salire la squadra e ha un tiro potente. La svolta, per lei, è accaduta alla seconda giornata, a Trento: contro il Clarentia è entrata in campo nella ripresa come punta e ha subito segnato. Lì ho capito che il ruolo dell’attaccante ce l’ha nel sangue e nel girone di ritorno, una volta trovate le giuste soluzioni in mezzo al campo, l’ho schierata stabilmente davanti. Caneo? Punta per tutta la carriera, ma la sua voglia di tenere palla e cercare le giocate, più che il gol, mi ha suggerito di provarla a centrocampo: Zoe ha esordito da mezz’ala contro l’Orobica (in febbraio, ndr) e mi è subito piaciuta. Caneo ha scoperto un nuovo ruolo e in quella posizione è stata fondamentale nell’ultima parte di campionato, per applicazione e sacrificio».

Da un portiere di ieri, qual era Comin, agli estremi difensori di oggi della Fortitudo: la stagione di Francesca Olivieri e Vanessa Venturini?
«Olivieri è un portiere giovane (19 anni, ndr), atipicamente taciturno per questo ruolo e dalle grandi qualità, che aveva bisogno di fiducia e continuità dopo i tanti guai fisici patiti nella scorsa stagione. Francesca si è rivelata brava, tenace e ha saputo sfruttare al meglio pure la fortuna: nelle prime tre giornate ha commesso qualche errore di troppo, poi la settimana successiva contro l’Orobica Venturini ha disputato un’ottima partita e contro il Milan Ladies sarebbe toccato giocare di nuovo a Vanessa ma un problema fisico l’ha fermata. Così Olivieri è tornata titolare, ha risposto molto bene, si è ripresa il posto, ha acquisito forza dagli errori ed è migliorata parecchio, sia tecnicamente che a livello comunicativo con la difesa. Di questo, sia chiaro, va dato atto a Claudio Bressan (preparatore dei portieri, ndr), il quale ha svolto un buon lavoro. Venturini? Un secondo portiere valido e all’altezza: quando è stata chiamata in causa (7 match, ndr), Vanessa si è sempre comportata bene. Purtroppo, a causa di diversi acciacchi, non ha avuto l’opportunità di scendere in campo di più».

Chi è cresciuta di più?
«Chiara De Vincenzi. Grazie alle esercitazioni tecniche e lavorando tanto con il pallone è migliorata moltissimo, anche fisicamente. Non solo: si è integrata maggiormente con il gruppo e in campo ha cominciato a dialogare di più palla a terra con le compagne, a muoversi negli spazi e a provare di più l’uno contro uno. Chiara è un attaccante giovanissimo (17 anni, ndr) ed è un esempio di lotta e sacrificio».

In testa alla speciale classifica degli assist della Fortitudo (a pari merito con Peretti) e, tra le più giovani, la gialloblù più utilizzata. L’apporto a centrocampo di Valeria Dal Molin?
«La alleno da tre anni fra Primavera dell’Agsm Verona e Mozzecane, e ad inizio stagione l’impatto con la serie B non è stato semplice: Valeria (17 anni, ndr) era insicura, aveva paura e non calciava la palla con la giusta forza. Andando avanti, però, ha trovato tra le compagne i punti di riferimento corretti e ha mostrato le sue doti a più riprese: Dal Molin ha la qualità per fare un ottimo controllo orientato e passare il pallone dove desidera, e ha capito che se vuole fare la differenza in B deve giocare con maggiore intensità e velocità».

Prima stagione da capitano gialloblù: Francesca Salaorni?
«Una bella rivelazione. Salaorni ha un fortissimo attaccamento ai colori della Fortitudo, è un difensore con grandissima grinta, ha incitato sempre le compagne, ha aiutato tanto lo staff nei confronti della squadra, è stata disponibile e attenta ad ogni situazione, ed è mancata pochissimo agli allenamenti. E l’unica volta in cui ha avuto un impegno, è venuta comunque al campo un’ora prima per svolgere un allenamento individuale».

Da chi si aspettava qualcosa in più?
«Da Zangari. Alessandra è un attaccante dalle qualità fisiche importanti, con buone proprietà tecniche e una velocità notevole, però deve impegnarsi di più se desidera trovare costante spazio».

Durante il campionato hanno debuttato in B Letizia Malvezzi e Lucia Bonfante, difensori classe 2001. Un giudizio? 
«Malvezzi è un’atleta che può, piano piano, prendersi un posto di rilievo in prima squadra: fisicamente è dotata ed è riuscita a reggere i nostri carichi di allenamento, ma bisogna che tiri fuori più carattere. In ogni caso, esordire in serie B a 14 anni in una sfida difficile come quella contro l’Unterland Damen (all’andata, ndr), e farlo con personalità, sono segnali di cui andare fieri. Bonfante? Un diamante grezzo da lavorare. Se Lucia si allenerà con maggiore continuità con la prima squadra avrà la possibilità di diventare un buon elemento».

La prima esperienza di Comin da capo allenatore in serie B?
«Sono soddisfatta. Il gruppo è cresciuto e maturato, e questo per me è un aspetto indispensabile. L’unico rammarico è la posizione in classifica, però 19 risultati su 26 (9 vittorie e 10 pareggi, ndr) sono un bottino gratificante. Ecco, mi dispiace essere stata espulsa con la Riozzese e aver dovuto guardare le ultime tre giornate dalla tribuna per via della squalifica. Purtroppo non sono riuscita a stare vicino alla squadra fino alla fine come avrei voluto».

Credit Photo: Graziano Zanetti Photography – http://fortitudo.org/