Elena Cascarano, leggenda della società del Como Women, che ha lasciato l’attività agonistica il 18 dicembre, si racconta
Ciao Elena, sabato 18 hai annunciato che lasci il calcio, hai disputato un’ultima egregia partita contro il Sassuolo, pareggiando con il quale, abbiamo passato il turno in Coppa Italia, compiendo un’impresa… come hai vissuto quel pomeriggio? Cosa hai provato quando hai sentito gli applausi del pubblico in standing ovation al momento della tua sostituzione a fine gara?
“in realtà per il momento ho deciso di prendermi una pausa dal calcio giocato per valutare cosa sia meglio per il futuro. Conciliare lavoro e calcio a questo livello era diventato molto impegnativo. Sabato per me è stata una giornata indimenticabile. Un evento storico per una società che è riuscita a passare il turno superando una delle realtà più blasonate del calcio femminile. Non mi aspettavo tanto affetto ed è stata la giornata perfetta per chiudere un ciclo durato 20 lunghi anni.
Appena sono entrata in campo non sono riuscita a trattenere le lacrime. Il pensiero che società, staff, compagne avessero lavorato per me in soli 2 giorni da quando ho detto loro della mia decisione, mi ha riempito il cuore!
Il momento della sostituzione credo rimarrà come uno dei momenti più belli della mia vita: mi sono resa conto di quanto sono riuscita a trasmettere alle persone attraverso la mia enorme passione per questo sport.”
Quando hai pensato: voglio diventare una calciatrice?
“Fin da piccola ho sempre avuto la passione per il pallone. Ero una bambina che si inventava qualsiasi modo pur di calciare o palleggiare: in casa, in giardino, a scuola, all’oratorio, al parco o a casa di amici.
Il calcio femminile quando ero una ragazzina non aveva sbocchi professionali e non c’era la possibilità di vivere di quello. Mi sono quindi dedicata allo studio per diventare un’insegnante e per ritagliarmi del tempo per la mia più grande passione: il calcio!”
Come hai iniziato a giocare, quale la tua carriera calcistica e le soddisfazioni maggiori
“Ho iniziato a giocare a 7 anni in una squadra di paese di calcio a 7. Facevo il Csi con i maschi.
All’età di 12 anni mi sono trasferita nella Como 2000 dove sono cresciuta nelle squadre giovanili.
Ho vinto un campionato Under 15 nel 2004. Sono poi salita l’anno successivo nella squadra delle Allieve dove abbiamo vinto il campionato affrontando in una gara spareggio il Milan.
Successivamente mi sono allenata con la squadra Primavera ma sono stata aggregata all’età di 17 anni in prima squadra, che militava nell’allora serie A2.
Dal 2006 ad oggi ho affrontato diversi campionati di serie A2, B e serie A”
Dove vivi oggi? Parlaci del tuo ruolo di insegnante, è vero che hai lavorato anche in Inghilterra?
“Da 5 anni vivo da sola ad Orsenigo. Insegno scienze motorie in una scuola media e superiore ad Erba e Albese. Amo il mio lavoro perché ho la fortuna di prendere i ragazzi a 11 anni e di lasciarli a 18, vedendo quindi tutti gli aspetti della loro crescita. Ho sempre apprezzato il cercare di trasmettere valori positivi alle persone e cerco di portare a termine questa missione sia sul lavoro che nel calcio.
Prima di iniziare a lavorare in Italia ho intrapreso un’esperienza fantastica a Londra. Mi sono trasferita per un anno per insegnare in una scuola elementare alla periferia di Londra e per migliorare la lingua inglese.”
Quali sono le tue passioni e i tuoi hobbies?
“Sono nata per fare sport: Oltre al calcio mi piace camminare in montagna, sciare o praticare qualsiasi sport in presenza di una palla.
Amo il mare e il caldo e cerco, appena possibile, di godermi il mio tempo libero visitando e scoprendo sempre nuovi luoghi.”
Quanto importante è stata importante la tua famiglia nella tua carriera sportiva
“Se non fosse stato per la mia famiglia non avrei potuto raccontare questa esperienza in questi termini. Mio papà Giorgio ha sempre fatto enormi sacrifici per accompagnarmi al campo 3/4 volte a settimana. Rimaneva ad aspettarmi 2 ore al bar o in macchina per non fare avanti e indietro da casa. La domenica mi ha sempre accompagnato alle partite ovunque andassi.
Mia mamma e mia sorella invece si sono appassionate quando sono diventata più grande e molto spesso prendevano la macchina per raggiungermi nelle varie parti d’Italia per sostenermi.
Quando si è più giovani non ci si rende tanto conto degli sforzi degli altri e a volte si fanno le cose per scontate. Ma ora posso dire di esserne infinitamente grata per tutto ciò che hanno fatto per me”
Hai mai pensato di diventare allenatrice dopo il calcio giocato?
“Ho già avuto diverse esperienze sui campi in veste di allenatrice. Fin dall’università ho iniziato a dare una mano in diverse scuole calcio aiutando allenatori più formati e poi pian piano sono diventata autonoma nel gestire diverse squadre e categorie. Le mie esperienze più recenti riguardano le giovanissime della Como 2000. Con loro ho avuto esperienze indimenticabili. Le ragazzine sono capaci di trasmetterti tantissimo e sono contagiose nel loro entusiasmo e passione.
Nel 2018 ho ottenuto il patentino Uefa B con la possibilità quindi di allenare a livello dilettantistico e semi professionistico.”
Il giocatore e la giocatrice che ammiri di più
“Non sono mai stata una grandissima tifosa di un giocatore o una giocatrice in particolare. A me piaceva e piace giocare. Però sicuramente ci sono dei giocatori che hanno fatto la storia del calcio e che apprezzo più di altri, non solo per le loro doti calcistiche ma soprattutto umane. Nonostante io sia juventina apprezzo tantissimo Javier Zanetti perché è sempre stato un esempio dentro e fuori dal campo ed è stata una bandiera per i nerazzurri. E poi sicuramente Alessandro Del Piero che ha sempre onorato la maglia e ha fatto scelte in carriera rispettando sempre la sua fede calcistica”
L’allenatore che ha lasciato un segno nella tua vita calcistica
“Sarei in grado di dirti per ciascun allenatore almeno un dettaglio che mi porto dentro e che mi ha formato come giocatrice o come persona ma ci dilungheremmo troppo. Ricordo con piacere Antonio Cincotta che ci ha aiutato a vincere un campionato di B e che in quegli anni era uno dei pochi allenatori ad essere così preparato e competente.
E anche Sebastian de la Fuente, che in pochi mesi mi ha trasmesso una grandissima capacità di gestione del gruppo e una grandissima conoscenza tecnico-tattica.”
Il tuo sogno nel cassetto per il futuro
“Questa domanda forse è la più difficile. Mi piacerebbe continuare ad avere un ruolo nel calcio e vorrei che magari in futuro potesse diventare il mio primo lavoro. Anche se non credo che lascerei i miei ragazzi a scuola!”
Raccontaci qualche aneddoto che non hai mai raccontato a nessuno
“Serie A, trasferta a Firenze per giocare contro la Fiorentina. In prossimità del campo si stava tenendo una gara ciclistica e quindi non era possibile raggiungere il campo proprio nell’orario pre gara. Il pullman ci ha quindi lasciate a 2 km dal centro sportivo e siamo dovute andare a piedi con borse, palloni, borsoni delle divise etc.”
Dicci la verità, quanto è stato difficile prendere questa decisione in una stagione dove tutto sembra essere perfetto, un gruppo fantastico, un grande allenatore, uno staff di prim’ordine e una società che vi sostiene in tutto?
“Tante persone mi hanno chiesto se ne fossi certa e tutt’oggi non so rispondere. Non sono una persona troppo impulsiva e ho ragionato moltissimo prima di prendere la decisione. Sicuramente una cosa che ha influito tantissimo è stato il non sentirmi in grado di dare quello che avrei voluto sia a livello mentale che a livello fisico. Conciliare questo impegno calcistico con il mio lavoro era diventato davvero ingestibile e ho preferito fare un passo indietro per non rischiare di perdermi nel tempo o di perdere la mia enorme passione. Comunque seguirò sempre la mia squadra perché sento che ne farò sempre parte!”
La società ha deciso di ritirare la tua maglia numero 7, è un gesto importante, sono state ritirate maglie numero 6 e 3 a Baresi e Maldini al Milan per esempio, e le 3 e la 4 di Facchetti e Zanetti all’Inter mostri sacri…
“Quando il Presidente mi ha anticipato che avrebbe ritirato la maglia numero 7 sono rimasta senza parole. Mai avrei pensato ad un gesto simile. Conosco Stefano Verga da soli 3 anni e aver visto le sue lacrime agli occhi sabato dopo la partita quando mi ha abbracciata mi riempie di orgoglio perché significa che in così poco tempo sono riuscita a trasmettergli valori importanti.”
Vuoi fare gli auguri di buone feste (o buon anno se pubblicheremo dopo Natale) alla squadra e al Como Women?
“Alle mie compagne, al mio staff e alla mia società auguro di passare un Natale sereno e riposante perché dovranno essere tutti carichi per affrontare i passi che ancora mancano per arrivare soddisfatti del lavoro a fine stagione!”
Intervista realizzata da Donato Milione, Ufficio Stampa Como Women
Credit Photo: Como Women