“La gara contro il Genoa è stata molto impegnativa, sia dal punto di vista fisico che mentale. Nonostante questo posso ritenermi più che soddisfatta in quanto sono riuscita a capitalizzare quante più occasioni possibili. Essere capocannoniera dell’Arezzo Calcio Femminile è motivo di grande orgoglio per me, voglio portare questo colori più in alto possibile e lavoro sodo quotidianamente per far sì che questo accada”. A pronunciare queste parole è Martina Ceccarelli, attaccante dell’Arezzo Femminile nel corso della nostra intervista esclusiva. Abbiamo raggiunto telefonicamente la calciatrice originaria di Perugia che ci ha raccontato il suo ottimo stato di forma in questa sua seconda stagione in maglia amaranto. Un amore, quello tra Ceccarelli e l’Arezzo, che sembra più forte che mai: “Un grazie immenso va anche a tutto il gruppo – ci dice la numero dieci toscana –. che ogni domenica si batte per tentare di mettermi nelle migliori condizioni di fare goal”.
L’anno scorso hai vissuto un bel duello tra te e Costanza Razzolini. Come ti trovi a giocare al suo fianco?
Inizio con il dire che sono davvero molto felice di rispondere a questa domanda perché è la prima volta che mi capita di esprimermi sull’argomento durante un’intervista. Dico sempre che il calcio mi ha dato e tolto tanto. Le vittorie, le coppe vinte, le competizioni giocate, sono tutti aspetti certamente importanti, ma quello che di più bello mi ha lasciato questo sport sono i rapporti umani, quelli veri, fatti di sostegno e rispetto reciproco. Ho conosciuto Costanza durante i raduni della Nazionale, avevamo penso quattordici anni e da subito il nostro rapporto faceva invidia a tante. Perché? non so dirlo con precisione, ma quando giocava lei e faceva goal, io ero felice per lei e quando questo succedeva a me, lei era felice per me. Parlavamo di quelli che erano i nostri interessi: calcio, scuola, famiglia; perché per entrambe la famiglia è una delle cose che davvero conta di più. Sono orgogliosa di giocare al suo fianco perché so per certo che l’impegno, il sacrificio e la passione che lei mette in questo progetto è lo stesso mio e delle compagne. L’anno scorso lei ha fatto più goal di me e devo dire che è stato un duello fatto di sana competizione che ha portato benefici alla squadra. Quest’anno, per adesso, io ho segnato di più, ma i compiti che ci richiede il mister sono molto diversi. Lei si è occupata di dare maggiore copertura, mentre io cerco di attaccare di più la profondità. Diciamo che entrambe stiamo cercando di adattarci nei nostri nuovi ruoli e di mettere le nostre caratteristiche al servizio della squadra. Detto questo, Costanza oltre ad essere una grande giocatrice è per me prima di tutto una grande amica.
Sei alla tua seconda stagione in maglia amaranto. Cosa hai provato due anni fa quando sei stata ingaggiata dall’Arezzo?
Quando è arrivata la chiamata ormai due anni fa ho sposato subito questa causa perché ho sentito una grande voglia di far bene da parte di tutti. Non mi aspettavo assolutamente di vivere così questa esperienza, fino ad oggi ho passato momenti davvero memorabili. Sono felice di stare qui, ogni volta che vado in campo lo faccio sulle ali dell’allegria e quando qualcosa non va come vorrei, trovo sempre in me stessa o nelle compagne la forza di reagire. Lotto per qualcosa in cui credo davvero e questo sta alla base di tutto, anche nella vita extracalcistica.
Ogni calciatrice che ho sentito dell’Arezzo non fa mai a meno di usare una parola: “progetto”…
Usiamo questo termine perché ci piace credere che i nostri sforzi, compresi quelli della società, un giorno verranno ripagati. Abbiamo la fortuna di avere un Presidente che, oltre ad essere un appassionato di calcio, è una persona di spiccate doti umane e al costante servizio della squadra. Solamente una personalità di questo tipo avrebbe potuto mettere in piedi un progetto solido e ben organizzato, noi giocatrici siamo solo dei tasselli di questo puzzle e cercheremo di vincere tutto, per accompagnare l’Arezzo dalla serie C alla serie A nel minor tempo possibile.
Hai dei numeri molto importanti. Cosa ci fa una calciatrice come te in Serie C?
Ti ringrazio per il complimento. Credo di essere una giocatrice che sicuramente avrebbe detto la sua anche in categorie superiori; però sai a me le cose facili non sono mai piaciute. Ho fatto sempre scelte apparentemente per me penalizzanti, in termini di categoria, ma sono sicura che queste decisioni saranno quelle che poi mi daranno soddisfazioni più grandi. Certamente si parla di contesti e visibilità diversi in categorie superiori ma quello che ad oggi mi interessa è risalire con i mezzi che ho, grazie a me e alla mia squadra/società e non per il supporto di altre persone. Non ho un procuratore e sono sempre io alla fine di una stagione a decidere i colori per cui battermi. Per me indossare una divisa e far parte di un progetto è come avere un legame, faccio di tutto per rispettarlo e coltivarlo tutti i giorni.
Potrebbe essere questo l’anno per vedere l’Arezzo in Serie B?
Sì, l’obiettivo è senza dubbio quello di ottenere la promozione. L’anno scorso purtroppo non è andata, speriamo questo sia l’anno giusto. La sensazione che ho è che questa in stagione ci sia quel qualcosa in più negli occhi di noi tutti che fa ben sperare, ma ovvio, poi le partite vanno giocate tutte e fino alla fine, quindi non so, staremo a vedere.
Da quest’anno avete un nuovo tecnico. Che rapporto hai con Emiliano Testini?
Il mister è un professionista sotto tutti i punti di vista, ci fa lavorare sodo e i meriti di questi risultati sono anche e soprattutto i suoi perché ha dato alla squadra un’organizzazione che fino ad ora aveva mai avuto. Poi in campo scendiamo sempre noi, ma lui è molto bravo anche nel darci dei consigli sotto l’aspetto mentale, che secondo me è quello più delicato per un calciatore. La squadra con lui ha un ottimo rapporto, avendo giocato a calcio prima di noi, sa bene come comportarsi. Personalmente non posso negare che all’inizio ci siamo scontrati, ma per il semplice fatto che abbiamo due caratteri molto simili, siamo due persone di natura molto impulsive. Piano piano poi ci siamo adeguati l’uno all’alto e ora si vedono i risultati.
Chi è Martina Ceccarelli quando non indossa la maglia numero dieci?
Quando non indossa la maglia numero 10 Martina principalmente studia. Sono laureata in scienze della comunicazione e attualmente sto scrivendo la tesi per conseguire la laurea magistrale in comunicazione pubblica, digitale e d’impresa. Adoro il cinema e il teatro, quando posso non perdo occasione per andarci. Ascolto moltissima musica, soprattutto italiana, prima delle partite metto le cuffiette e grazie ai brani dei miei artisti preferiti trovo la giusta carica e concentrazione. Mi piace coltivare le amicizie, quando torno da Arezzo cerco sempre di incastrare tutto per rivedere gli amici di una vita. Sono fidanzata con un ragazzo che studia enologia e che condivide insieme a me la passione per il calcio, lui è un interista sfegatato.
Cosa ne pensi dell’evoluzione del sistema calcio femminile in Italia?
Penso che ad oggi in Italia si siano fatti dei passi in avanti importanti nei confronti di tutto il movimento, quello che spero vivamente è che tutto ciò non rimanga solo un qualcosa di astratto ma che diventi effettivamente concreto. Ovviamente siamo ancora molto indietro rispetto ad altri paesi ma credo che siamo sulla buona strada. Sarà fondamentale il sostegno, soprattutto a livello economico, della società maschili, un loro interesse è fondamentale per dare rilevanza al nostro calcio, che poi in fondo è quello di tutti.
Dalla prossima stagione la Serie A sarà interamente professionista ma per le categorie inferiori pare non esisti al momento un piano per coinvolgerle. Cosa ne pensi di questa cosa?
Non sono d’accordo con questo aspetto. Credo che almeno la serie B dovrebbe rientrare nel professionismo. Almeno questo è il mio modesto parere. Il livello si è alzato molto e sarebbe giusto coinvolgere anche la serie B, anche per la bravura e l’impegno delle giocatrici che si rincontrano in questa categoria.
Ti è mai capitato di essere stata vittima di molestie o di violenza psicologica scaturite dal fatto che sei una calciatrice?
Fortunatamente non mi è mai capitato di subire violenze gravi a causa del calcio. Posso dire che non è stato facile, questo sì, perché ho iniziato a giocare a calcio all’età di sei anni e il contesto era molto diverso rispetto ad oggi. Mi ricordo che il mio primo Presidente era scettico sul fatto di avere una bambina all’interno della sua società, poi dopo aver visto come giocavo mi portava con lui dappertutto e mi veniva addirittura a prendere a casa. Ovviamente nel corso degli anni ho sentito qualche battuta sgradevole nei miei riguardi, soprattutto da parte degli avversari, però me ne fregavo e facevo parlare il campo.
Come andrebbe affrontata la questione secondo te?
Credo che il dialogo sia sempre la soluzione migliore. Ovviamente dialogare nei giusti modi e termini. Non bisogna parlare di episodi sgradevoli così tanto per parlarne e per puntare il dito, ma per far crescere coloro che ancora pensano al calcio come uno sport prettamente maschile. Il calcio è uno sport esattamente come un altro e tutti devono avere il diritto e la possibilità di praticarlo.
Quali sono i tuoi obiettivi futuri?
Spero di laurearmi a breve e un giorno di poter giocare da professionista, perché ho impostato la mia vita seguendo questo sport e i sacrifici che ho fatto e che continuo a fare per conciliare tutto sono davvero molti. Nel breve periodo vorrei ottenere la promozione con la maglia amaranto, questi colori mi piacciono e farò di tutto per portarli più in alto possibile.