Le calciatrici in Italia, seppur brave, volenterose e con una capacità di saper giocare a pallone sempre più palese ed acclarata, sono costrette a vivere una ingiusta ed evidente discriminazione di trattamento (dal punto di vista professionale ed economico) rispetto non solo ai più famosi e idolatrati colleghi del genere maschile ma sopratutto rispetto a colleghe dello stesso sesso che in altre nazioni (calcisticamente più evolute) vengono considerate e trattate come delle professioniste nell’esercizio di un normale lavoro. Sull’analisi di queste differenze abissali che relega la calciatrice italiana a mera dilettante e sull’enorme lavoro che nel nostro paese c’e’ ancora da fare per promuovere e migliorare il calcio femminile, è stata scritta una tesi di laurea a cura di Giulia Ragone, calciatrice del Real Meda, squadra militante nel campionato di Serie B. Siamo andati a intervistare la neo dottoressa in Scienze motorie e dello Sport per approfondire meglio le sue ricerche e conoscerla più a fondo come calciatrice.
Ciao Giulia, dovendoti presentare, ci descriveresti il tuo ruolo in campo e le tue caratteristiche tecniche?
“Buongiorno innanzitutto, sono Giulia Ragone, gioco nel Real Meda, squadra che milita nel campionato di Serie B; nasco come centrocampista (centrale, mezz’ala, dove c’è bisogno mi adatto). Come caratteristiche sono una giocatrice che in campo ama lottare su ogni pallone, non mollare mai fino all’ultimo secondo di partita. La grinta, in campo come nella vita, è parte integrante della mia personalità, alla Zanetti, Gattuso, o De Rossi per intenderci”.
Ti sei laureata in scienze motorie e dello Sport presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, discutendo una tesi sulla “differenza tra calcio femminile in Italia e calcio femminile all’estero”. Ci puoi parlare in sintesi del tuo lavoro.
“Mi sono laureata in Scienze Motorie e Dello Sport presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La mia tesi si basava principalmente sulle abissali differenze che ci sono tra il nostro paese e il resto d’Europa e del mondo. Purtroppo siamo tanto indietro rispetto agli altri paesi anche se ultimamente qualcosa si sta muovendo per quanto riguarda il calcio femminile in Italia. Ho voluto affrontare questo tipo di tesi per portare alla luce quanto questo sport sia da considerare per impegno, dedizione, sacrificio pari a quello dei nostri colleghi maschi con la differenza che loro in serie C sono considerati professionisti mentre nel calcio femminile neanche in serie A sei considerata professionista, cosa totalmente differente nel resto del mondo per quanto riguarda questo sport e perché di calcio femminile, in Italia, se ne parla davvero poco e quindi i problemi non vengono visti da nessuno.
Ecco uno stralcio tratto dalla mia tesi di laurea: “In Italia il calcio è lo sport più praticato e seguito in assoluto e il suo campionato è tra i più avvincenti al mondo. Eppure le gesta sportive di tanti campioni non fanno da carro trainante del calcio al femminile, disciplina che raccoglie solo briciole sia a livello di visibilità che di interesse dei tifosi. Attraversando l’oceano, negli Stati Uniti, la situazione è completamente opposta; sono gli uomini a essere stati relegati in un angolo dalle gesta sportive di atlete che raccolgono sempre più consensi. Un americano appassionato di sport conosce a malapena i nomi di Eric Wynalda e Marcelo Balboa, due tra i giocatori più rappresentativi del calcio maschile a stelle e strisce.”
Come è nata la tua passione per il calcio femminile? Come ti sei avvicinata a questo sport non prettamente femminile?
“Ho iniziato a giocare da piccolina con i maschi nella squadra dell’oratorio, mi sono avvicinata a questo sport grazie a mio papà, appassionatissimo di calcio, anche se a spingermi ad iniziare è stata la mamma di un mio amico che ha convinto i miei genitori a iscrivermi nella squadra dell’oratorio. Poi, dopo la prima superiore ho iniziato, per forza di cose, a giocare in una squadra femminile”.
Infine come riesci a conciliare studio e attività agonistica? Quali sono i tuoi progetti e le tue ambizioni a medio – lungo termine ?
“Far conciliare lo studio con un’attività agonistica, alle superiori soprattutto, era difficile. Io poi che mi allenavo/alleno lontana da casa, facendo il liceo artistico con 2 pomeriggi a settimana, era molto complicato, ma era difficile perché in Italia non interessa agli insegnanti se giochi a livelli agonistici, a loro importa avere i loro voti e per il resto ti arrangi, non ti vengono incontro anche su specifiche richieste magari di altri loro colleghi. Ora che faccio l’università, sopratutto con la facoltà che frequento, riesco a conciliare tutto perfettamente. I miei progetti sono, innanzitutto, finire la specialistica e poi mi piacerebbe fare un master in psicologia dello sport. Vorrei rimanere in ambito sportivo-calcistico e spero di riuscire a coronare questa aspirazione”.
Credit Photo: Giulia Ragone – Facebook