Dopo l’interessante incontro con Patrizio Bruzzo della scorsa settimana, continua la serie di interviste in esclusiva ai coordinatori federali regionali FIGC per lo sviluppo dei settori giovanili e scolastici. Ospite di giornata è stato Luciano Loparco, responsabile delle Regioni Piemonte e Valle D’Aosta. Prima di presentarvi il contenuto dell’articolo, la nostra redazione ringrazia il dirigente ed il suo ufficio stampa per la disponibilità nell’averci concesso questa preziosa opportunità.
A che punto è, attualmente, la diffusione del calcio femminile nei settori giovanili e scolastici del vostro territorio?
Dagli ultimi 4 anni a questa parte, periodo da cui sono coordinatore regionale, in Piemonte e Valle D’Aosta la divulgazione del calcio femminile si sta dimostrando un trend in continua crescita. Quest’anno abbiamo ricominciato la stagione nonostante le difficoltà, che non possiamo ignorare, causate dalla pandemia, raggiungendo fortunatamente numeri molto vicini a quelli pre-Covid. Siamo infatti riusciti ad avere 19 squadre iscritte al campionato Under15 e ben 11 in quello Under17. Abbiamo inoltre molte società ancora prive di un settore femminile che però si stanno avvicinando a questo tipo di attività grazie soprattutto all’instancabile lavoro sul territorio della delegata regionale Girone e del suo staff. Grazie alla loro collaborazione, infatti, stiamo seguendo e sostenendo costantemente questa continua crescita delle società.
Come incentivarne lo sviluppo? Che tipo di contributo offre la Regione?
La collaborazione con la LND (Lega Nazionale Dilettanti) e con il comitato regionale guidato da Christian Mossino si sta rivelando fondamentale per lo sviluppo e la diffusione del calcio femminile italiano. In particolare, stiamo progettando di coinvolgere direttamente le società attualmente impegnate in campionati di Eccellenza prive di un settore giovanile affinché riescano in breve tempo ad investire anche in questo ambito. Per questo, posso dirmi contento della costante e continuativa crescita del nostro settore giovanile.
Siamo inoltre a completa disposizione della Regione per quanto riguarda l’informazione e la formazione. Aiutiamo le società ad organizzare open-day, diamo loro le indicazioni necessarie per relazionarsi con le scuole e per eventuali interventi di reclutamento dedicati al calcio femminile. Dulcis in fundo, stiamo portando avanti il progetto “Playmakers” in sinergia con FIGC e UEFA. Con l’aiuto di due società, stiamo coinvolgendo nel mondo del calcio femminile bambine dai 5 agli 8 anni, specialmente se non ancora tesserate. Degno di menzione è anche la partecipazione, al fianco della UEFA, della Disney.
Quanto importante è il coinvolgimento delle società, specie di quelle più grandi, nelle iniziative scolastiche?
Indubbiamente, la possibilità di poter vestire la maglia della propria squadra del cuore o di una formazione blasonata è senza dubbio un’enorme motivazione per una bambina che inizia a giocare a calcio. Dobbiamo perciò essere molto bravi nel creare e mantenere questa sintonia con società, ad esempio, come Juventus e Torino. Nonostante ciò, è importante che le società dilettantistiche mantengano la propria identità e continuino a perseguire i propri obbiettivi, diversi rispetto a quelli delle società professionistiche. Ad ogni modo, con entrambe riusciamo comunque ad instaurare un rapporto di collaborazione diretto e proficuo.
Quale sarà la vostra strategia nei prossimi mesi? E quali risultati si aspetta di conseguire a breve?
A breve termine vorremmo sicuramente recuperare tutte le tesserate che abbiamo perso a causa della pandemia, specialmente le più giovani. A lungo termine, invece, stiamo già lavorando con la Federazione per far sì che il 22 maggio, data in cui verrà disputata la finale della Women’s Champions League a Torino, vengano organizzati eventi dedicati che possano coinvolgere e far avvicinare a questo sport soprattutto le più piccole.
Come potrà cambiare lo scenario con l’avvento del professionismo femminile?
Per rispondere con esattezza dovrei avere una sfera di cristallo! Indubbiamente, ritengo fondamentale e giusto che tutte le ragazze che fanno questo mestiere abbiano l’opportunità di diventare professioniste a tutti gli effetti. Non confonderei o paragonerei, però, il calcio femminile con quello maschile rischiando così di fargli perdere la sua unicità. Credo particolarmente nel calcio femminile e per questo penso sia giusto che le ragazze abbiano finalmente la giusta visibilità e possano continuare questo percorso di crescita che hanno intrapreso.