A poche settimane dalla nomina dei nuovi coordinatori federali regionali della FIGC per l’attività giovanile e scolastica, la nostra redazione ha il piacere di inaugurare una nuova serie di interviste. Il tema principale sarà lo sviluppo del calcio femminile a partire dai settori giovanile e scolastico e le strategie che verranno adottate per incentivarlo. Il primo ospite di questa settimana nuova rubrica sarà, Patrizio Bruzzo, responsabile della regione Liguria, che ci ha gentilmente concesso un’interessante intervista esclusiva. Attualmente impegnato come docente universitario a Genova, il nuovo coordinatore ligure ha inoltre condiviso con noi alcuni frutti della sua passata esperienza accumulata sul campo in veste di allenatore.
A che punto è, attualmente, la diffusione del calcio femminile nei settori giovanili e scolastici del suo territorio di competenza?
Per rispondere a questa domanda, è necessario capire da dove abbiamo iniziato. Pochi anni fa siamo partiti da zero, ma in poco tempo il calcio femminile ha fatto passi enormi. Una bambina che 10 anni fa voleva giocare a calcio, doveva avere una fortissima motivazione perché avrebbe dovuto farlo con i “maschi” quasi fino all’età adolescenziale.
Oggi le cose sono cambiate, iniziamo ad avere leve di genere femminile anche nel settore pre-agonistico. Il mio percorso da allenatore è iniziato proprio con il calcio femminile e per questo motivo sono molto legato a questo tema. Dal calcio femminile e dalle ragazze che ho allenato ho imparato cose che ancora oggi porto con me e mi aiutano nella quotidianità.
Il calcio femminile esprime l’aspetto ludico del gioco e quella genuinità nell’espressione dello stesso che solo nel calcio dei bambini ho potuto riscontrare. Questi penso siano valori necessari sui quali impostare l’ulteriore sviluppo del movimento.
Come incentivarne lo sviluppo? Che tipo di contributo offre la Regione?
Fortunatamente la Regione Liguria ha persone sensibili al tema del calcio femminile ed a breve avrò un incontro per capire come possiamo lavorare insieme per migliorare ulteriormente questo movimento e offrire maggiori opportunità.
Nella stagione 2012/2013 ho avuto la possibilità di lavorare in Scandinavia con Coerver Coaching, una football education company. Norvegia, Svezia e Danimarca conoscono una diffusione trasversale del calcio femminile.
In questi paesi questo sport viene giocato a scuola dalle bambine già dalla prima elementare. Le società di calcio hanno leve di genere femmnile già dalle Under 7 e Under 8. Hanno strutture per fare ciò e questo penso sia un tema sul quale il nostro paese, ed in particolare la nostra regione, deve lavorare. Lunedì 13 settembre ho visto affrontare il tema “Lo Sport è un diritto” da un programma TV su Rai3. Penso che il primo grande investimento debba essere fatto nelle strutture, innanzitutto pubbliche, e successivamente nelle figure professionali preposte a lavorare in tali strutture.
La nostra Università di Genova, ed in particolare il corso di laurea in Scienze Motorie nel quale io svolgo il ruolo di docente, forma e laurea numerosi giovani in ambito sportivo che possono diventare un’importante forza lavoro e contribuire a questo programma.
Quanto importante è il coinvolgimento delle società, specie di quelle più grandi, nelle iniziative scolastiche?
Se per “società più grandi” intendiamo i club professionistici, penso che abbiano giocato e tuttora giochino un ruolo determinante. Alle figure tecniche che si sono avvicinate al calcio femminile, ma anche a quelle che stanno pensando di voler iniziare un percorso in questo settore, invito ad un confronto con se stessi e a rispondere a domande fondamentali.
Allenare nel calcio femminile è una cosa seria. Non si può infatti pensare che sia un “piano B” ad una carriera infelice nel calcio maschile o addirittura che si possa allenare come lo si faceva con gli uomini. È un altro mondo, che richiede nuove conoscenze e competenze.
Ho avuto la possibilità e la fortuna di viaggiare tanto all’estero e confrontarmi con realtà federali, professionistiche e dilettantistiche. La conoscenza che noi abbiamo del calcio l’ho trovata raramente fuori dal nostro paese. Ecco perché la nostra Scuola Allenatori di Coverciano ancora oggi è un punto di riferimento a livello internazionale e i grandi calciatori che smettono di giocare vengono a studiare da noi.
Il mondiale femmnile è stata un’occasione con la quale abbiamo dimostrato a tutti quanto sto dicendo. Con una nazionale di non grandissima qualità, abbiamo dato una lezione di tattica a tutto il mondo. Il lavoro di Milena Bertolini è stato eccezionale ed ha contaminato l’intero movimento in maniera trasversale.
Quale sarà la vostra strategia nei prossimi mesi? E quali risultati si aspetta di conseguire a breve?
Penso che uno dei tanti problemi ai quali siamo stati sottoposti dalla pandemia che ci affligge dal febbraio del 2020 sia la difficoltà nel poter programmare. Tutto dipenderà dunque da come si evolverà l’emergenza sanitaria.
Le società di calcio professionistiche vivono un momento di grande difficoltà economica, figuriamoci quelle dilettantistiche. Sono stati messi a disposizione contributi, ma c’è bisogno di altra “benzina” affinché il motore possa riprendere a correre.
Il Settore Giovanile e Scolastico della FIGC ha programmi di grande qualità ed interesse, bisognerà capire su quali risorse potremo contare e a quale panorama potremo rivolgerci.
Il professionismo sarà certamente un passo importante e sono sicuro che genererà nuove motivazioni per migliorare.
Sappiamo che i palazzi si costruiscono dalle fondamenta e la base su cui costruire questo edificio riguarda ciò a cui ho fatto riferimento precedentemente: investimenti nelle strutture e nella formazione. La vittoria del mondiale nel 2006 ci fece perdere un’importante opportunità in questo senso. Oggi che siamo campioni d’Europa abbiamo bisogno di fare tesoro delle esperienze passate e capire che “il momento è adesso!“