Le Leonesse arancioni di Sarina Wiegman, con la prima partecipazione ai Giochi Olimpici di Tokio, hanno toccato nuove vette di popolarità nonostante la bruciante sconfitta ai quarti di finale contro gli Stati Uniti d’ America (ai calci di rigore).
Gran parte del merito va alla loro allenatrice, capace in 4 anni di portare il movimento a una dimensione mai conosciuta prima. Il segreto del suo successo è l’aver creato delle icone femminili in uno sport tipicamente maschile.
Per questo immenso lavoro, del suo commissario tecnico, è stato a lei conferito un riconoscimento di pregio: immerso nei boschi di Zeist, ovvero nella sede della Federcalcio olandese è stata posizionata una statua in suo onore.
In questo luogo magico “tempio dell’ olimpo arancione”, dove le statue dei grandi del calcio olandese segnano la storia, mai prima d’ora era stata posizionata una statua al femminile per il mondo del pallone.
Nell’ambito della iniziativa Oranje-elftal van de Eeuw (la Squadra olandese del Secolo) lanciata dal quotidiano “De Telegraaf” e che, oltre a Cruijff, includono Edwin van der Sar, Ruud Gullit, Marco van Basten, Frank Rijkaard, Ruud Krol, Johan Neeskens, Wim van Hanegem, Faas Wilkes, Abe Lenstra e Piet Keizer. A questi è stato affiancato l’allenatore del secolo, ovvero Rinus Michels.
In occasione del 125esimo anniversario della KNVB, un sondaggio aperto a tutti lanciato dalla stessa Federazione, su quale avrebbe dovuto essere la statua da affiancare a quelle già presenti, ha visto la vittoria di Dennis Bergkamp.
La scelta della Wiegman va oltre il valore meramente simbolico nel quale calcio maschile e femminile assumono pari dignità, ma è una logica conseguenza di un movimento che nei Paesi Bassi è cresciuto in maniera sensibile. Nessuna disciplina sportiva in Olanda nel biennio 2017-19 vanta un incremento percentuale come il calcio femminile, sia in termini di praticanti, sia di spettatori, sia di sponsorizzazioni.
La principale forza di traino del movimento è rappresentato dalle Oranje Leeuwinnen (Leonesse), questo il soprannome della nazionale, che sotto la guida della Wiegman ha raggiunto risultati mai nemmeno sfiorati nelle gestione precedenti: campionessa d’Europa nel 2017, vice-campionesse del Mondo nel 2019 (sconfitte in finale dagli Stati Uniti) alla seconda partecipazione in assoluto alla fase finale del Mondiale, ed appunto la prima partecipazione ai Giochi Olimpici.
L’11 aprile 2001 l’allora c.t. della nazionale olandese maschile Louis van Gaal fu invitato a Hoogeveen per assistere a una partita delle Leeuwinnen, nella quale si sarebbe festeggiata la 100esima partita in nazionale della Wiegman. Van Gaal aveva da poco redatto un Masterplan sullo sviluppo e sulle prospettive del calcio nei Paesi Bassi, con diverse pagine dedicate al calcio femminile. Le olandesi persero il match 3-0 contro la Danimarca.
A fine gare Van Gaal chiese alla Wiegman, ormai agli sgoccioli di una carriera all’insegna della vita da mediana, che cosa avrebbe fatto una volta chiusa l’attività agonistica.
Gli rispose: “Diventerò allenatrice, Non per farne una professione, ma per contribuire con le mie idee a far crescere il movimento”.