Il vicepresidente del Tavagnacco a ruota libera tra la stagione passata e quella che verrà. “Per arricchire la rosa, andremo a cercare dei profili che mister Rossi ci ha chiesto”.
Si gira pagina. Pochi giorni fa è terminata la stagione sportiva 2020-2021 e il primo luglio comincerà quella 2021-2022. Il tempo del riposo è ridotto al minimo. E’ già il momento di programmare il futuro anche tenendo in considerazione tutto quello che è stato. Il vicepresidente gialloblù Domenico Bonanni volge lo sguardo al primo campionato di serie B dopo anni di massima categoria. Un anno difficile, che non è culminato con la realizzazione del sogno-promozione, ma che può essere etichettato come ottimo e da archiviare con soddisfazione. La stagione passata ha lasciato più di qualche nota lieta nell’ambiente friulano oltre a un bel piazzamento nella classifica finale (quarto posto assieme alla Riozzese Como). Con l’augurio di essersi lasciati alle spalle il Covid-19, la valorizzazione delle ragazze giovani accanto alle più esperte e la conferma di mister Rossi sono i punti cardine da cui il Tavagnacco ripartirà.
Bonanni, quella terminata qualche settimana fa che stagione è stata?
“Complessivamente è stata una ottima annata in cui abbiamo avuto dei periodi esaltanti e altri meno. Abbiamo rischiato di andare in serie A, ma nel momento cruciale siamo venuti meno sotto l’atteggiamento mentale. Siamo stati protagonisti di un bel girone di andata, poi tra marzo e aprile c’è stato un periodo difficile dal punto di vista dei risultati e delle prestazioni, ma nelle ultime uscite abbiamo terminato in crescendo e anche questo fa ben sperare”.
Con le frequenti interruzioni dovute al Covid è stato difficile trovare continuità?
“Sì, con tante gare rinviate abbiamo faticato. E’ stato delicato po’ per tutti, ma noi abbiamo avuto un periodo in cui abbiamo pagato a caro prezzo il ritorno del virus. Non avere la possibilità di giocare una gara dietro l’altra quando sei giovane e stai lottando per la vetta della classifica è penalizzante. L’aspetto mentale ne ha risentito oltre naturalmente alle gambe”.
C’è una gara in cui il Tavagnacco è uscito sconfitto che rigiocherebbe?
“Più che una sfida persa, ne rigiocherei una pareggiata. Il rimpianto è non aver vinto la gara in casa contro il Cittadella. Eravamo avanti 2-0, avevamo in pugno il match a dieci minuti dalla fine e poi abbiamo pareggiato 2-2. L’abbiamo buttata via forse per un pizzico di superficialità. Vincendo contro i veneti, avremmo potuto scrivere un finale di campionato diverso. E’ stato il momento in cui sono terminati definitivamente i sogni di aspirare a qualcosa di più di quello che abbiamo ottenuto. Il piazzamento finale è ottimo. Poi ci sono altre gare che rigiocherei, ma la principale è quella lì”.
Capitolo futuro. Per quanto riguarda la squadra, le calciatrici e mister Rossi, cosa accadrà questa estate?
“Il mister è arrivato nell’ultimo mese e mezzo e con lui la squadra ha chiuso bene il torneo con ottime prestazioni. Rossi ha avuto la possibilità di testare un gruppo di ragazze che gli è piaciuto. Ci ha chiesto nella sostanza una riconferma del 90% della rosa. Da qui dovremo essere bravi ripartire e a tenere contrattualmente quasi tutte le giocatrici. Se loro vorranno rimanere, si troverà l’accordo. Naturalmente andremo a cercare altri elementi che l’allenatore ci ha chiesto per arricchire la rosa. Questo gruppo ha valori importanti. Dopo la retrocessione abbiamo inaugurato una politica che continueremo a seguire, quella di una miscela di gioventù ed esperienza in modo da facilitare la crescita delle più giovani. Per molte di loro la stagione scorsa in serie B è stata molto formativa”.
Presto le calciatrici di serie A diventeranno professioniste…
“Questa prospettiva rischia di tagliare le ultime possibilità ai team non realmente professionisti. Diventare professioniste è stata una proposta legislativa rivolta a tutto il mondo del pallone femminile. Però c’è da chiedersi e da riflettere sul perché altri sport come basket e pallavolo che hanno più tesserate del calcio non si stiano avventurando su questa strada. Per me il business non è sostenibile. Lo è invece il debito per le società professionistiche per le quali alcuni milioni di euro di perdite, non sposteranno gli equilibri di bilancio su debiti consolidati di decine di milioni di euro”.
Nel format della serie B ci sono quattro retrocessioni su quattordici partecipanti. Non sono troppe?
“Sono tante, ma questa modalità dipende dalla struttura della serie C. Le norme organizzative interne della Figc stabiliscono che se una squadra vince il proprio girone non le si può impedire di salire di categoria. Essendoci quattro raggruppamenti e quattro vincitrici, è normale ci siano quattro neopromosse. In queste ore si sta cercando di rivedere questa situazione. In ogni caso l’anno scorso abbiamo visto come in serie B si stia poco a passare dal lottare per le posizioni alte della graduatoria a quelle basse o viceversa. Il margine è molto sottile”.