Il racconto della vita fuori e dentro il campo di calcio di Giada Provenzani, classe 1999, difensore dell’Orvieto Femminile, squadra umbra partecipante al campionato di Eccellenza.
Ciao Giada, per iniziare una breve descrizione del tuo ruolo con caratteristiche tecniche
“Nasco attaccante, cresco terzino, mi affermo difensore centrale. Ero sulla fascia fino a quando due anni fa il nuovo allenatore ha fatto una scelta che nessuno si sarebbe mai aspettato: mettere una ragazza di 160 cm e 50 kg al centro della difesa. Per quanto fino a quel momento mi fossi continuamente adattata ad ogni posizione, e ad ogni fascia sia destra che sinistra, presi malissimo questa sua decisione, perché abituata a correre liberamente e a sapere che dietro di me ci fosse sempre qualcuno, non credevo di poter essere all’altezza: una caratteristica che fino a quel momento ero convinta dovesse avere un difensore centrale. Mi sono ricreduta, grazie alle strategie che condividevo del Mister che puntava sulla mia velocità come punto cardine della linea difensiva, e ai consigli di mio padre anche lui difensore centrale, raccontandomi tutti i retroscena e i segreti del mestiere.
Non è il mio cavallo di battaglia il contrasto fisico, ma gioco di anticipo e non permetto a nessuno di avvicinarsi al mio portiere, quando sono in campo la mia priorità è proteggerlo.
Questo cambiamento tattico è stato funzionale al miglioramento della squadra che si stava distinguendo negli ultimi tempi per la capacità di subire poche reti con un invidiabile ed impenetrabile assetto difensivo; nel tempo avremmo dovuto limare l’assetto offensivo ma l’avvento del Covid ha rimandato questo obiettivo”.
Squadre in cui hai militato in carriera
“Orvieto FC. Spiego il perché ho 22 anni e fino ad oggi sono vissuta all’interno di una sola Società. Tutto nasce quando in terzo superiore, nel 2015, il mio professore di educazione fisica Sandro Tonelli, in seguito ai classici tornei studenteschi di calcio a 5 femminile, mi propone con grande entusiasmo di creare un gruppo di ragazze a cui piacesse giocare a calcio. Si parte con una ventina di ragazze, il primo seme impiantato per una squadra di calcio a 11 femminile mai esistita ad Orvieto. Alcune di noi fino a quel momento avevano giocato a calcio solo con gli amici (maschi) nel proprio quartiere, o sotto casa; altre (come me) semplicemente avevano respirato questo sport all’interno della propria famiglia. Osservavo le dinamiche del calcio in casa con ammirazione, ma con l’idea che mai sarei riuscita ad avvicinarmici. Sentivo però che qualcosa di esso mi apparteneva.
I primi passi li abbiamo fatti senza partecipare ad alcun campionato, Mister Tonelli ci insegnò l’ABC del calcio, uomo di grande esperienza, mi ha trasmesso l’amore per ogni piccolo aspetto di questo sport, quell’amore che si prova per qualcosa che ti appartiene e che mai permetteresti ti venga portato via. Osservandolo attentamente ho interiorizzato una cosa che ritengo sia scontata, ma che mi rendo conto non lo sia per tutti: il rispetto, per le compagne, per l’impegno che ogni singolo membro di una società sportiva mette in ciò che fa, per l’avversario, per l’allenatore, insomma quel rispetto che grazie a tutto ciò mi porto sia dentro che fuori dal campo”.
Gli inizi della tua carriera
“Il primo anno in cui mi sono avvicinata al mondo del calcio, eravamo una squadra non omogenea, composta da ragazze che erano portate al gioco ed altre che si erano avvicinate al movimento per semplice curiosità; nel corso del tempo si è creata una vera selezione per riuscire ad allestire un gruppo competitivo e la soddisfazione più grande che ho ricevuto è stata quella di essere riuscite nel tempo ad attirare l’attenzione di diverse persone al campo sportivo, non solo per ammirare le belle e giovani ragazze della squadra ma soprattutto per ammirarne le gesta sportive”.
Momenti più belli della tua carriera
“Ho avuto diversi momenti belli che mi riguardano personalmente, ma l’unico che voglio citare è quello condiviso con le mie compagne, quando in semifinale di coppa Italia regionale siamo riuscite nell’impresa di battere la squadra vincitrice del campionato e raggiungere una meritata finale, anche se l’obbiettivo principale della nostra stagione era poter vincere la coppa. È stato emblema di felicità, contentezza, commozione, speranza, soddisfazione e condivisione di un qualcosa che avevamo creato insieme, perché in fondo il calcio è questo: se persisti e resistiti, raggiungi e conquisti”.
Le persone che hanno creduto in te e nel tuo percorso
“Insieme al mio primo allenatore, Sandro Tonelli, con cui ho ancora un meraviglioso rapporto di reciproca stima, ci tengo a nominare la seconda persona che ha reso possibile con tutte le sue forze questo progetto: Marilena Calderini vicepresidente del nostro settore femminile dal 2015. Che dire, è Donna e Determinata, due caratteristiche imprescindibili senza le quali non credo sarebbe stato possibile oggi parlarne. Ha portato le nostre istanze e particolarità di fronte agli occhi di un mondo che fino a quel momento è stato solo maschile, mettendoci la faccia per tutto ciò che anche lei ha sempre sognato, e come me respirato in famiglia fin da ragazza.
Per ultimo cito la cosa più cara, la mia famiglia. Mio padre Marco, che a 55 anni gioca ancora e vive la sua passione, non ha perso né un mio allenamento né una mia partita, è il nostro primo fan, vive i miei 90 minuti con le stesse emozioni che aveva da ragazzo, anzi, ora forse anche di più! Mio fratello Dimitri, portiere, che mi consiglia e con il quale mi confido, fu lui ad accompagnarmi al primo giorno di allenamento, lo ricordo ancora, da solo sugli spalti, orgoglioso e con occhi curiosi di ciò che stavo realizzando. Mia madre Cinzia, che in tutti questi anni di solo calcio non ci hai mai impedito di coltivare la nostra passione, nonostante le infinite lavatrici, tre borsoni in casa, e discorsi post-partita a cena, mi sognava ballerina, ma quando la domenica mi vede sfrecciare in velocità, e superare l’avversaria, è la prima ad alzarsi in piedi per incitarmi”.
La tua vita extrasportiva
“Ho avuto modo di partecipare ad un concorso di bellezza, riuscendo a gareggiare a livello nazionale in una selezione, vincendo la fascia di Viso Tv Europa 2015, superando le mie iniziali perplessità dovute alla mia altezza; la circostanza di essermi messa in gioco, superando i miei limiti sia nel calcio che in tale manifestazione mi ha dato fiducia e consapevolezza che spesso sono i pregiudizi e tabù mentali a frenare i nostri sogni ed obiettivi, avendo dentro di noi diverse risorse nascoste che ci aiutano a superare diversi ostacoli, frutto della nostra immaginazione”.
Giudizio sulla squadra e ambiente dell’Orvieto
“Mi permetto di dare un giudizio sulla mia squadra in quanto sono stata la prima a farne parte. Ho visto in queste sei stagioni molti cambiamenti, di giocatrici, di allenatori, diversi modi di affrontare sconfitte e vittorie, e posso assicurare che per quanto ogni ragazza con cui ho giocato mi ha dato quel valore aggiunto che mi ha reso la persona che sono, la squadra di questi ultimi due anni è la squadra che mi ha formato come giocatrice prima che come persona. Valentina Binnella, nostro capitano da due anni, ci ha trasmesso la mentalità da giocatrice che ci mancava: “meno chiacchiere, più fatti”, dimostrando serietà e leggerezza nel giusto contesto e momento, senza mai perdere di vista la passione che ci lega.
Ulteriore giudizio che mi permetto di dare è sul secondo anello di congiunzione: Riccardo Pettinelli, il nostro Mister da tre anni. Ritengo che Valentina sia il suo riflesso, e questo probabilmente rappresenta il nostro punto di forza; sintonia e imprinting sono le due parole che mi vengono in mente pensando a loro due. Il Mister, come prima cosa, in un modo del tutto naturale, ha creato le basi per la formazione di una vera famiglia sia dentro che fuori dal campo, facendoci conoscere quella che è la fiducia reciproca tra allenatore e giocatrice. Parto dal presupposto che il suo arrivo è stato la svolta di quella che fino a quel momento era una squadra ancora in fase embrionale, alla ricerca di una propria identità, che siamo riuscite a trovare grazie al suo modo di lavorare basato su: lavoro, sacrificio, disciplina, meritocrazia e amore per la maglia.
Riguardo all’ambiente della società, ritengo che se siamo arrivati fin qui, con grandi successi per tutte le categorie e soprattutto con la creazione della prima e unica squadra femminile di calcio a 11, la maggior parte del merito lo dobbiamo al nostro Presidente Roberto Lorenzotti, che si è saputo circondare di persone qualificate e disponibili, che non ci hanno fatto mai mancare nulla. Un grazie speciale al nostro Segretario Roberto Palladino, ai vicepresidenti Maurizio Bellagamba e Marilena Calderini per la loro presenza fisica e morale durante questo percorso di crescita, e infine al nostro custode Massimo Bicorgna”.
Aspetti legati alla stagione sospesa
“Purtroppo quando si parla di “sospensione” non ci possiamo riferire solamente all’attuale anno calcistico, ma anche alla stagione scorsa. Esattamente un anno fa, io e le mie compagne eravamo ad un passo dalla finale di coppa Italia regionale che, per una società nata da poco e composta per la maggior parte da ragazze del territorio orvietano, rappresentava un traguardo mai raggiunto, fonte di grande entusiasmo e forti speranze future. Riguardo all’attuale stagione è stata sospesa esattamente nel cuore della nostra preparazione atletica, ci sentivamo pronte mentalmente e fisicamente, cariche perché ancora con l’amaro in bocca di non aver avuto la possibilità di giocare quella partita che sarebbe stata un trampolino di lancio per noi, per la nostra società e per la nostra città”.
Allenamenti in tempi Covid-19
“Sia per la prima sia per la seconda sospensione il Mister in accordo con il nostro preparatore atletico Guglielmo Graziani, ci ha assegnato un programma di mantenimento, che con fatica e speranza siamo riuscite a rispettare. Ritengo che esista però un tempo fisiologico limitato entro il quale una squadra di calcio riesca ad allenarsi individualmente, e proprio per questo credo che ora sia stato superato, cerchiamo tutte di fare il nostro meglio, ci sentiamo, ci videochiamiamo, facciamo delle sedute di esercizi in casa tramite la webcam, sapendo che arriverà il giorno in cui potremo riunirci tutte e tornare la forza che sappiamo essere, ma solo se unite”.
Prospettive per il futuro
“Sto studiando all’ultimo anno di Università, e intendo continuare per specializzarmi, questa sospensione dello sport sicuramente mi sta permettendo di convergere tutte le energie sullo studio, ma la carica emotiva del calcio mi sta venendo a mancare, puoi avere tutto il tempo in più a disposizione, le domeniche libere, puoi stare al caldo e all’asciutto, ma l’equilibrio di corpo e mente sono l’unica cosa che insieme mi fanno sentire viva. Quindi la mia prospettiva per il futuro è rimettermi in forma insieme alle mie compagne che mi stanno mancando tremendamente, riprenderci in mano ciò che è nostro, lavorare sodo e apprezzare diversamente quello che prima sembrava normalità. Smettere di lamentarsi se si fatica agli allenamenti, perché ciò per cui oggi ci si lamenta è proprio l’assenza di essi stessi”.
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