Parla il presidente gialloblù. Dalla retrocessione dello scorso anno alla crescita della squadra passando per le problematiche causate dal Covid- 19.
Si avvicina la fase cruciale della stagione sportiva, in quello che è stato ed è un campionato particolare per il Tavagnacco. Il primo di serie B dopo anni di massima categoria e palcoscenici europei. E’ tempo di mini-bilanci. A prendere la parola è il presidente gialloblù Roberto Moroso (a sinistra nella foto assieme al vicepresidente Domenico Bonanni). Il numero uno del club ha fatto un ritratto dello stato generale. Dalla retrocessione dello scorso anno alla crescita della squadra passando per le problematiche causate dal Covid-19. Le insidie sono dietro l’angolo quindi il modus operandi delle giocatrici deve restare quello di “scendere in campo serene, pensando partita per partita”. Non manca uno sguardo al futuro e una certezza: Tavagnacco è ancora un’isola felice.
Presidente, facciamo un passo indietro. Quanto è stato difficile ripartire dalla serie B?
“Nel calcio e in qualsiasi attività, bisogna sempre voltare pagina e noi abbiamo dovuto farlo. Ricominciare è entusiasmante perché consiste nell’affrontare nuove sfide. All’inizio di questa stagione siamo stati costretti a una serie di cambiamenti a partire dall’approccio a una nuova dimensione. Abbiamo creduto in questo gruppo di ragazze giovani affiancandole ad alcune calciatrici più esperte e mature. Questa è stata la grande scommessa di quest’anno”.
C’è la sensazione che nello scorso campionato il Tavagnacco si sarebbe potuto salvare se si fossero disputate tutte le partite?
“Io sono certo che se avessimo terminato la competizione, saremmo rimasti in serie A. All’insorgere della pandemia, ci sono stati dei mesi di grande incertezza in cui ogni giorno c’erano problemi diversi su come andare avanti. C’è stato tanto da ridire. Noi eravamo pronti per scendere in campo, mentre in altre società alcune giocatrici se n’erano già andate. Non ci saremmo salvati in partenza, però avevamo un gruppo che ci credeva. Eravamo in ripresa, siamo stati condannati da un gol preso a Empoli al 91’. Stavamo vincendo, abbiamo commesso un piccolo errore e abbiamo subito il pareggio. Quei due punti hanno fatto la differenza. E’ la bellezza e allo stesso tempo la crudeltà di questo sport. Ma ormai è storia, bisogna saper guardare avanti”.
Passiamo al presente. Adesso la soddisfazione più grande qual è?
“Vedere che giorno dopo giorno queste calciatrici crescono mentalmente e tecnicamente. Le giovani imparano, migliorano, diventano sempre più brave e attente mentre le altre che fanno da guida sono di una professionalità esemplare. Mister Chiara Orlando, il suo staff e il direttore tecnico Andrea Tosolini hanno saputo amalgamarle alla grande, c’è il giusto mix. Accompagnare le ragazze nel loro percorso di crescita è un compito difficile, c’è bisogno di forza e costanza. Questo è un gruppo che sta maturando e che col passare del tempo è sempre più squadra. Giochiamo senza paura e con consapevolezza dei nostri mezzi, un aspetto importante soprattutto per le più giovani. I risultati ci stanno dando ragione e ne sono ben felice”.
Cosa deve fare la squadra da oggi a fine stagione?
“Il meglio possibile. A me piace vedere le giocatrici dare tutto in campo come a qualsiasi tifoso. Noi dobbiamo giocare partita dopo partita e alla fine tireremo le somme. Siamo partiti pensando di domenica in domenica senza guardare troppo in là e così continueremo a fare. Questo è il nostro segreto. Ogni gara ha la sua storia. Inoltre va mantenuto sempre un certo equilibrio; non bisogna demoralizzarsi dopo una sconfitta e non bisogna esaltarsi dopo una vittoria. Si deve affrontare uno scoglio alla volta senza sentirsi vincitori o perdenti in partenza”.
Si aspettava di essere secondo in classifica oggi?
“No. Stiamo andando oltre le nostre aspettative. Ma non dobbiamo caricarci eccessivamente di responsabilità. Da presidente posso dire che le ragazze giocano sempre per vincere, ma non devono scendere in campo con l’obbligo, l’ansia o con la pressione di fare risultato a ogni costo. Abbiamo le doti per fare bene, bisogna giocarsela serenamente, spensierate, con la mente libera”.
Questo campionato di serie B è molto equilibrato e ricco di squadre importanti. La concorrenza è agguerrita…
“Ogni gara è una insidia. Ci sono avversari che hanno tanti soldi e strutture sportive. Ma questo non significa che se una società è più grande, ottiene risultato immediatamente. Lo dimostrano i fatti. Ci sono squadre che hanno investito, ma che non hanno avuto un riscontro sul campo. Perché fare calcio non è facile. Mettere in piedi un gruppo e creare il giusto spirito non è scontato”.
In questa stagione c’è una variabile non indifferente che è il Covid-19. Quanto rovina i piani? Quanto rende difficile il lavoro di una società?
“E’ un anno particolare. Il virus complica le cose in maniera straordinaria sotto tutti i punti di vista. Anche stando attenti, arginarlo completamente è impossibile. Avendo calciatrici ad abitare in gruppo negli appartamenti, il problema si moltiplica. Se una contrae il Covid, è inevitabile bloccare tutto perché il rischio di trasmissione alle compagne è altissimo. Noi facciamo i tamponi ogni giovedì e ci rassereniamo quando apprendiamo che gli esiti sono tutti negativi”.
Lo scorso weekend non si è potuto giocare contro Ravenna dato che le romagnole avevano dei casi di virus. In un campionato dove ci si ferma frequentemente diventa difficile trovare continuità?
“Certamente. Il Covid comporta un punto di domanda su tutte le situazioni. Cambia anche il rendimento di uno sportivo. Quando un atleta guarisce, ha bisogno di un po’ di tempo per recuperare la forma. Ogni fisico reagisce in modo diverso. Meglio non venire contagiati così si ha la possibilità di dare sempre il massimo. Comunque oltre a Ravenna, dobbiamo recuperare anche le gare contro Pomigliano e Roma Calcio Femminile”.
Un messaggio finale?
“Tavagnacco resta una società storica, ambita e competitiva. Si gioca un calcio di alto livello e ci si comporta professionalmente. Abbiamo delle persone valide e competenti che mettono a disposizione la loro esperienza; uno staff che lavora su ogni singolo particolare. Il nostro è l’ambiente ideale per crescere e ci sono fior di esempi nel passato. Tante giocatrici sono nate da noi, potrei fare una lista enorme di ragazze maturate e uscite dal Friuli con grandi qualità umane e professionali. Sapere che molti elementi della Nazionale sono passati qui è un motivo di orgoglio. Alcune giocavano meglio da noi che altrove a dimostrazione che c’è attenzione verso tutte le problematiche del percorso di crescita. E contiamo di proseguire sulla strada che abbiamo tracciato, questa è ancora un’isola felice”.
Credit Photo: Upc Tavagnacco