Parola al capitano. Dal suo ritorno in campo dopo due anni di inattività alla stagione in corso passando per il nuovo feeling con il gol: “Non avevo mai avuto un gran rapporto con la porta avversaria, fa piacere trovare la via della rete”.
Si gioca, ci si ferma, si torna in campo, altro stop. Questo campionato di alternanza tra terreno di gioco e isolamento da Covid-19 risulta estremamente difficile. Tuttavia, ci sono aspetti confortanti in casa Tavagnacco. Le gialloblù si sono costruite una buona classifica, sono migliorate sotto alcuni aspetti e hanno ampi margini di crescita. Siamo quasi al termine del girone di andata, è tempo di bilanci. La voce dell’esperienza con la fascia di capitano al braccio Alessia Tuttino descrive questa prima parte di stagione. Un torneo che l’ha vista tornare protagonista dopo due anni di inattività in cui è diventata mamma. La sfida più grande, quella di tornare in forma fisicamente, è stata vinta. Il suo lavoro in mezzo al campo in fase di interdizione è risultato prezioso così come il carisma, la guida per trainare le compagne più giovani. Tutto ciò impreziosito da qualche gol. Un tiro da fuori a Vicenza, doppietta con due calci di punizione contro Perugia, rete su rigore al Chievo. Una piacevole novità con la speranza che diventi un’abitudine abbinata ai risultati positivi del Tavagnacco.
Alessia, questa è una stagione sportiva travagliata visto il periodo che stiamo vivendo. Faresti un ritratto di ciò che è stato fino ad oggi?
“E’ un anno particolare e strano. E’ difficile preparare la partita della domenica visto che durante la settimana non si sa con certezza se si giocherà oppure no. Si fatica a programmare per arrivare al top della forma nel weekend, l’imprevisto è dietro l’angolo. La squadra finora ha sempre dimostrato impegno e dedizione, a livello di risultati abbiamo avuto un andamento ad alti e bassi. Essendo un gruppo molto giovane, è normale fare un po’ di fatica a trovare continuità di rendimento. Ma questo aspetto era in preventivo già dall’inizio”.
Che campionato è questa serie B? L’obiettivo del Tavagnacco?
“E’ un torneo molto avvincente ed equilibrato. Non ci sono risultati scontati, nessuno parte battuto o vincitore in partenza, le sfide sono tutte da giocare anche quelle tra le prime e le ultime in classifica. Non si sono giocate tutte le partite, ci saranno molti recuperi, la classifica è piena di asterischi. E’ dura sia a livello fisico che mentale giocare in queste condizioni, viene meno la continuità del gioco che rischia di spezzare il ritmo dei risultati”.
C’è una gara di questa prima fase di stagione che ti piacerebbe rigiocare?
“Forse rigiocherei quella casalinga contro il Chievo persa 3-2. Secondo me potevamo evitare la sconfitta, soprattutto per il modo in cui è arrivata. Avevamo recuperato il risultato dopo lo svantaggio e potevamo andare avanti invece abbiamo subito un gol evitabile che ha indirizzato la sfida a favore delle nostre avversarie. Dovevamo fare meglio”.
E una partita che ricordi con piacere dove siete andate oltre alle vostre possibilità?
“In trasferta contro la Riozzese abbiamo ottenuto una vittoria di squadra 2-1, eravamo tutte vogliose di fare risultato; siamo riuscite a vincere segnando nel finale e credendoci fino in fondo. Eravamo consapevoli di poter fare qualcosa di importante quel giorno. Anche in quella circostanza, subito dopo ci siamo fermate per la sosta natalizia. Avessimo avuto la possibilità di scendere in campo la settimana successiva, sarebbe stato meglio. In quella circostanza mi è piaciuto lo spirito, abbiamo dimostrato di essere un gruppo forte e unito”.
In quali aspetti il Tavagnacco ha fatto dei passi in avanti e in quali altri può migliorare?
“Siamo migliorate molto a livello fisico nella tenuta. Dovremo lavorare sulla gestione dei momenti della partita e anche sull’approccio alla gara. Questo è dovuto all’inesperienza della gioventù di tante ragazze. Alcune non avevano mai giocato in un campionato del genere venendo dal settore giovanile. Altre vengono da fuori quindi c’è bisogno di tempo per assemblare il tutto”.
Tra le tante anomalie di questo torneo, ci sono le porte chiuse. Com’è giocare senza tifosi?
“E’ strano perché prima una bella giocata veniva spinta, esaltata dal pubblico. Oppure in un momento di difficoltà, sentire l’incitamento della propria gente trasmetteva la voglia di reagire se stavi perdendo o di tenere duro se stavi vincendo. Dall’altro lato, questo fattore può aver aiutato le ragazze più giovani ad essere più lucide. Non sentire le urla può averle portate ad essere più libere mentalmente”.
Dalla squadra, passiamo al singolo. Ultimamente sei stata decisiva in alcune reti del Tavagnacco. Ci stai prendendo gusto in questo feeling con la porta avversaria?
“Devo essere sincera, è un aspetto che non ho mai avuto nelle mie corde. Sono sempre stata una incontrista, difficilmente in passato avevo la possibilità di concludere l’azione e non sono mai stata una che ha fatto tanti gol. Quest’anno battendo punizioni e calci di rigore, ho maggiori occasioni. Fa piacere, era una cosa che mi mancava”.
Come ti trovi nella veste di esperta dello spogliatoio? E’ stato difficile riprendere a giocare dopo due anni di inattività?
“Mi trovo bene, ora sono tranquilla. Avevo in mente l’idea di tornare a giocare, ma temevo di non riuscire. Sono arrivata in punta di piedi ad agosto. Non sapevo come avrebbe reagito il fisico alla ripresa dell’attività sportiva. Pensavo che se le gambe mi avessero risposto positivamente, avrei potuto aiutare la squadra. Al contrario, sarei stata pronta a lasciare. All’inizio è stato difficile e ne ero consapevole, ma dopo è andato tutto per il verso giusto. L’entusiasmo delle compagne mi ha coinvolto, ha contribuito parecchio così come il sostegno del direttore tecnico Andrea Tosolini che ringrazio. Tutto l’ambiente mi ha aiutata. Ho trovato il coraggio e la forza per ripartire e ora mi sento bene”.
Quanto è complicato gestire gli impegni di calciatrice e di mamma?
“E’ difficile far combaciare tutto. Posso dire di essere fortunata a contare dell’aiuto di mio marito, dei miei genitori e dei miei suoceri; mi stanno dando tutti una grossa mano. Quando si riesce a tenere tutto sotto controllo, si hanno maggiori soddisfazioni. Quando vado in trasferta, emotivamente è difficile lasciare a casa il bambino, c’è qualche momento di malinconia. Poi al ritorno, dopo aver dato tutto in campo, stare con mio figlio significa sfogo e libertà. Dopo le varie problematiche e i tanti impegni che ci possono essere durante la giornata, si stacca la spina ed è un momento tutto per noi”.
La crescita del calcio femminile in Italia a che punto è? C’è da lavorare?
“C’è ancora tantissimo da fare sotto questo punto di vista. Dopo il Mondiale c’è stato un picco di entusiasmo. Con questa pandemia che ha coinvolto tutto il mondo, questa crescita di interesse in Italia è rallentata e ora sta tornando piano piano. L’importante per noi è continuare a crederci e a lottare per ciò che vorremmo diventasse questo sport”.
Credit Photo: Upc Tavagnacco