La Governolese vuole approdare ai playoff di Promozione Lombardia, e per questo si è affidata ad elementi di categoria superiore, tra cui Katia Gabrini, centrocampista classe ’85 approdata quest’anno in terra mantovana. Abbiamo raggiunto ai nostri microfoni la giocatrice rossoblù.
Katia cosa vuol dire per te giocare a centrocampo?
«Per me il centrocampo è il fulcro di ogni squadra di calcio, vuol dire avere un’enorme responsabilità, perché si gioca sia in attacco che in difesa, cercando di avere una buona condizione e saper risparmiare al momento opportuno».
Quando è nata la passione per il calcio?
«La passione per il calcio l’ho avuta sin da bambina, quando a cinque anni con la squadra del mio paesino».
Raccontaci le tue esperienze calcistiche.
«Ho giocato col Castellarano, Rubianese, per poi militare al Maranello, Formigine, fino ad approdare quest’anno alla Governolese».
Perché hai scelto di giocare per la Governolese?
«Ho preferito giocare con la Governolese per due fattori principali. Il primo è la presenza di mister Arvani sulla panchina rossoblù, perché è un allenatore che sa motivare, quello che il calciatore può dare e avere la passione che ci mette. L’altro è il direttore sportivo Balasini, che ha fatto carte false per portarmi alla Governolese, ed è una persona che conosce i confini, un motivatore capace di far sentire una persona appartenete ad una squadra».
Che squadra hai trovato al tuo arrivo?
«Ho visto una casa in costruzione: si vede la mano di Balasini e Arvani, che hanno fatto scelte mirate. Ho trovato un gruppo di persone umili, pronte a mettersi in discussione, con la voglia di giocare insieme. Una bella sensazione per me».
Come gestisci la tua vita quotidiana con gli allenamenti?
«Mister Arvani ci stila un programma di allenamenti da fare durante la settimana al centro sportivo di Leghizzano, mentre il venerdì sera andiamo a Governolo ad allenarci. Per fortuna non sono da sola, visto che ci sono con me altre mie quattro compagne».
Quali sono state le tue prime impressioni sul Girone B di Promozione Lombardia?
«Secondo me sarà una bella sfida, perché vedo un grande livello, sia come tecnica che come approccia al calcio femminile. Spero di poterla vivere fino in fondo, Covid e fisico permettendo».
Come stai gestendo la pausa forzata col pallone?
«Molto male, perché mi dà fastidio vedere giocare squadre come Juve, Inter e Fiorentina, mentre chi gioca nella Governolese no. Sto cercando di rimanere in movimento, facendo ginnastica, e poi, sperando nella ripresa dei campionati, dovremo riprendere la preparazione».
Che opinione hai sul calcio femminile italiano odierno? E sul professionismo?
«Penso che sia una tendenza del momento, ma spero di sbagliarmi, mi auguro che possa essere un momento proficuo durativo, e che si possa un giorno vedere le calciatrici professioniste».
Com’è la tua vita fuori dal campo?
«Attualmente vivo a Castelvetro in provincia di Modena, lavoro a Sassuolo operaia, e alternare lavoro con allenamenti e partite sono sacrifici che faccio volentieri. Sono una persona semplice».
Quali sono i sogni che vuoi ancora raggiungere?
«Sogno un giorno di fare entrambi i corsi per poter allenare, chiudere alla grande il gioco del calcio e on il virus, trovare una persona che possa starmi vicino. Mi auguro di poter essere considerata una persona normale, che vive nella sua omosessualità e che gioca a calcio, e non vista dalle altre persone come una cosa brutta».
La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia l’US Governolese Femminile e Katia Gabrini per la disponibilità.
Photo Credit: US Governolese 1918 Femminile