Ultimamente la freccia mediatica degli Sport al Femminile sta a poco a poco per emergere, ma si continua a vedere solamente attraverso l’immagine delle poche atlete che riescono a crearsi uno spazio mediatico tutto loro, ma come è possibile comprendere a pieno una atleta senza sapere quali sono le sue peculiarità?
Sono soprattutto le donne che hanno raggiunto risultati a livello Mondiale, che possono vantare anche una vita para-sportiva eccezionale, a creare il personaggio femminile, e se l’atleta vince: merita visibilità; oppure la notizia non è degna di rilievo. Aimè è questo il messaggio che crea la notizia finale nel ruolo delle donne e nello Sport. Le altre atlete sono ancora raccontate poco e con una chiave di lettura spesso sessista e paternalista, e che poco ha a che fare con le loro capacità sportive.
Un esempio evidente è Megan Rapinoe, forse oggi la calciatrice più conosciuta e vincente del pianeta. Essa con la Nazionale Americana di calcio ha vinto tutto: il Pallone d’oro nel 2019, due Mondiali (oltre ad un secondo posto), una Olimpiade e due ori nella CONCACAF (il torneo continentale che raccoglie le squadre del Nord e del Sud America). Ad oggi, in Italia, finalmente s’incomincia ad essere inserita tre le squadre di calcio più vincenti e dominanti di questi anni. Nonostante i successi sportivi straordinari, Megan Rapinoe viene più spesso menzionata per aspetti legati alla sua persona e alle sue scelte fuori dal campo: il colore dei suoi capelli rosa, la lotta per “l’Equal Pay” oppure per la protesta politica del 2016 (che la vide inginocchiarsi durante l’inno Americano in solidarietà ad Colin Kaepernick).
Se poi Megan Rapinoe è una calciatrice destra o mancina, se è dotata di un buon tiro o di un dribbling incredibile, è diventato meno rilevante nel discorso comune; le sue caratteriste tecniche sono sempre sbrigate come informazioni molto marginali, per pochi “veri appassionati di calcio” Gli psicologhi affermano che “la differenziazione genere” è la prima e la più netta categorizzazione sociale che gli individui effettuano; essa implica una componente competitiva e una complementare.
La competitiva giustifica il potere maschile nella società: solo agli uomini vengono attribuiti tratti che sono necessari per dirigere le istituzioni sociali, mentre la complementare ascrive alle donne tratti positivi che sono complementari a quelli degli uomini (es. caratteristiche stereotipicamente non attribuite agli uomini, come la sensibilità, la dolcezza, ecc…).
Questo si riflette nella divisione tradizionale dei ruoli che relegano la donna ai lavori domestici. Per il sessista benevolo, aimè, le donne completano gli uomini.
Quindi tirando le somme è mai possibile che le Calciatrici o le donne che praticano Sport a livello agonistico in tutte le sue forme e ruolo riusciranno ad essere al pari livello di quello maschile?
La speranza è quella che tutti voi, nel leggere questa riflessione, vi diate la risposta più opportuna non certamente scontata ed ovvia ma il tempo dell’età Omerica è passato; quindi occorrerebbe che tutti noi aprissimo di più gli occhi.