Maria Tato, diventata Direttrice del calcio femminile della RFEF, ha vari fronti aperti: la pandemia, i diritti televisivi tra RFEF, la Federazione del calcio spagnolo e lāAssociazione dei club del calcio femminile (ACFF), per finire con i diritti delle calciatrici.
La prioritĆ ĆØ la salute delle giocatrici, infatti cāĆØ un controllo medico costante per evitare i contagi nelle partite e i problemi da parte dei club. Le partite quindi si giocheranno salvo che sia materialmente impossibile. Con i test antigenici rapidi dal costo di 5 euro, si ĆØ potuta garantire la sostenibilitĆ mentre prima il costo era di 100 euro a tampone. āAllāinizio i test non erano obbligatori perchĆ© ci sarebbe stata una differenza tra i club che avevano dietro un club maschile, che avrebbero avuto i test, e i club indipendenti che non lo avrebbero avuto. Sarebbe stata unāingiusta disuguaglianza.
La situazione ĆØ anomala, se cāĆØ un positivo in un club, si attiva il protocollo e la decisione se giocare o no diventa medica. Quindi prima decide il medico del club e dopo quello della RFEF. Il protocollo ĆØ cambiato a causa delle 17 normative diverse delle varie comunitĆ . Noi vogliamo che le partite si giochino sempre, ma il criterio medico viene prima. Non cāĆØ lāintenzione di cancellare nessuna competizione.
I diritti tv sono fondamentali in un calcio senza tifosi. Bisogna costruire un ambiente di consumo nel calcio femminile per avere la visibilitĆ che porti vantaggi agli sponsor. Ad esempio il logo della Primera Iberdrola nella manica non ĆØ un tema cosƬ importante ma regala visibilitĆ al torneo. Bisognerebbe trasmettere tutti gli incontri. 13 club hanno venduto i diritti a Mediapro e gli altri 5 (Barcellona, Real Madrid, Athletic, Santa Teresa e Madrid cff) sono gestiti dalla RFEF per la commercializzazione televisiva. Ci sono gli stessi interessi tra RFEF e club e la relazione con lāACFF ĆØ cordialeā nonostante la denuncia dell’ACFF presso il CSD per abuso di potere da parte dell’RFEF nella gestione del calcio femminile.
“Bisogna quindi migliorare i contratti delle calciatrici, non sono dāaccordo sul minimo salariale (16.000 euro), servono salari piĆ¹ alti ma che il campionato sia sostenibile dal punto di vista delle entrate. Bisogna anche mettere un limite alle calciatrici straniere per aiutare lo sviluppo delle canteras. Inoltre ĆØ aumentato lāuso dei campi sintetici rispetto allāanno scorso, questione che preoccupa Maria Tato, la vera dea ex machina del calcio femminile spagnolo che ha rivelato ad As tutti i temi che vuole portare avanti durante la sua gestione.