Una delle squadre che partecipa al campionato regionale di Eccellenza veneta è l’Alba Borgo Roma. Il club guidato da Roberto La Torre, caro al patron Fabio Venturi, è capitanato in stagione da Desirè Marconi. Una delle calciatrici più esperte del team veronese è Cristina Vedovati, estremo difensore classe ’83 di Treviglio, al suo secondo campionato con il sodalizio giallorosso.
Cristina come hai iniziato ad avvicinarti a questo sport?
“Ho iniziato a giocare all’età di 13 anni nell’Arcene, squadra di calcio a 7 del in provincia di Bergamo. Erano alla ricerca di un portiere e sapevano che giocavo in spesso in porta con gli amici di mio fratello. Ho giocato per 5 anni in quella società per poi fare un anno con l’ Osio Sopra”.
Poi sei passata al calcio ad 11, come è andata?
“L’anno successivo sono passata nella Geas Artemisia, che militava in serie D, dove ho giocato per 2 anni per poi riavvicinarmi a casa ed andare a difendere la porta delle Ragazze Urgnano, ora Orobica Calcio Bergamo.. Nel 2009 mi sono trasferita a Verona continuando a giocare con le Ragazze Urgnano, ed in quell’anno abbiamo vinto sia la coppa Lombardia sia il campionato, conquistando la promozione in Serie C. Da lì il passaggio all’Hellas Monteforte e la stagione successiva con La Torre”.
Poi sei passata al calcio a 5 per diversi anni giusto?
“Al termine dell’annata arriva l’esperienza nel futsal con l’Armata Rosa, per 2 campionati, per poi creare, insieme ad un’amica, e con l’appoggio di una società di calcio del quartiere, la Noi La Sorgente. Non è stato facile gestire una società ed essere anche una giocatrice, cosi l’anno successivo ci siamo unite alla squadra del Noi Avesa, terminando il campionato di Serie C, vinto, con il Pozzo Calcio”.
Poi è arrivata l’Alba Borgo Roma, come è nato tutto?
“Ero decisa, una volta per tutte, ad appendere i guanti al chiodo ma per l’ennesima volta mi propongono di far parte di una nuova squadra, creata proprio nel 2019 ovvero l’Alba Borgo Roma. Ripartimmo dall’Eccellenza e mi fu assegnato il compito di dirigente e preparatore portieri. A metà stagione il Covid ha fermato tutto, bloccando il campionato proprio all’inizio del girone Elite per guadagnarci la Serie C. Quest’anno ho deciso di rimettermi i guantoni e tornare a sudare insieme alle mie compagne nel vero senso della parola”.
Cosa ti ha spinto a tornare a giocare?
“Sono una persona alla quale piace organizzare tutto al meglio per il fine del progetto. Il ruolo dirigenziale è impegnativo, ma ho cercato di ricoprirlo come meglio potevo. E come in ogni cosa cerco di dare il massimo. Quest’anno ho voluto rimettermi in gioco in primis per me stessa. Il mio corpo è consapevole che non ho più 17 anni, ma la mia testa non ne vuole sapere. . Quando scendo in campo, allenamento o partita che sia, tutti i pensieri e le preoccupazioni rimangono nello spogliatoio. In campo mi sento viva e giovane, penso solo a giocare e ad allenarmi bene e per quelle due ore non esiste altro”.
Come è andata la scorsa stagione?
“Un risultato che nessuno si aspettava. Terze in classifica e pronte a giocarci l’accesso alla Serie C. Al nostro primo anno, con una rosa di ragazze che non avevano mai giocato insieme, il solo pensiero ci faceva sorridere e gasare allo stesso tempo. Così avevamo iniziato a giocare insieme un mese prima dell’inizio della preparazione proprio per conoscerci e provare a creare il gruppo spogliatoio. Secondo me è stata questa l’arma in più lo scorso anno”.
Hanno bloccato l’evolversi di questo campionato come stava andando?
“In primis speriamo di ripartire il prima possibile. Questa stagione sappiamo benissimo che sarà più tosta. Il mister ci ha stimolato a dare ogni volta il massimo ed il gruppo si è impegnato ad ogni seduta a seguire le sue direttive. Le squadre sono tutte di alto livello e anche noi non siamo da meno. Starà a noi portare in campo la rabbia agonistica e la voglia di vincere, che non manca. L’obiettivo non cambia: vogliamo lottare e salire di categoria”.
Come vedi il calcio femminile nella tua regione?
“Il calcio femminile è cambiato molto in questi 20 anni. Ci sono molte più società che investono nel settore femminile a partire dalle bambine fino ad arrivare ad avere una prima squadra. E’ un settore in lenta crescita, se pensiamo al resto d’Europa, ma è bello vedere che ci sono sempre più persone e appassionati che credono e seguono il calcio femminile. Dai social, alla tv, ci stiamo prendendo poco alla volta il nostro spazio”.
Quale ricordo leghi maggiormente a questo sport?
“Il primo goal non si scorda mai, dicono. Se poi lo fai con la maglia nr 1, vale doppio. Giocavo la finale di un torneo estivo a calcio a 7. Rinvio il pallone e la palla va in rete. Nemmeno me ne ero accorta finchè non ho visto le mie compagne venirmi incontro ed esultare. Ma il ricordo più bello, che mi ha portato fino a qui, è di quando avevo 8 anni. Mio padre mi portò allo stadio a vedere Atalanta – Juventus. In porta nella Juve giocava Tacconi. Fece un’uscita bassa con presa sui piedi di un attaccante atalantino; guardai mio padre e gli dissi che volevo giocare come lui”.