Alexandra ‘Ali’ Riley non è solo una calciatrice professionista che ha giocato in America, Svezia, Inghilterra e Germania, ma indossa anche la fascia al braccio da capitano della nazionale neozelandese.

Riley è inoltre un’istruttrice sanitaria certificata e gestisce un il suo blog di pasticceria (https://love2eat2love.com). Ultimo ma non meno importante, ospita un suo podcast, “Girls with balls”, dove intervista le sue colleghe calciatrici, facendoci entrare nelle loro vite in modi che non saremmo mai riusciti se non fosse stato per Riley.

Nonostante sia nata a Los Angeles, Riley gioca per la nazionale neozelandese. Nata da madre americana e padre kiwi, ha deciso di esibirsi a livello internazionale per i Ferns nel 2007 e da allora è apparsa più di 130 volte.

Riley spiega ha spiegato come ha vissuto questi “particolari” primi sei mesi del 2020: “Sono stato stressata per questa situazione in diversi modi, per non poter giocare al gioco che amo ma soprattutto per la situazione negli Stati Uniti per quanto riguarda il coronavirus. Non ero nemmeno sicura di come mi sarei dovuta comportare quando sono arrivata in Svezia. Non sapevo se avrei avuto il coraggio di uscire o meno, ma venire qui è stato bello e mi sento al sicuro”.

“Sono grata di potermi sentire al sicuro in questo momento. Penso che tutti abbiamo già imparato molto da questo avvenimento, ma io per prima ho imparato che è essenziale sentirsi sicuri e felici sia mentalmente che fisicamente quando stiamo affrontando momenti difficili della vita”.

Riley ha molte aspettative per concludere al meglio questo 2020 e spera di poter contribuire con la sua esperienza ad un’altra vittoria delle detentrici del titolo di Damallsvenskan, l’FC Rosengård.

“Spero di poter contribuire alla squadra con l’esperienza che ho raccolto negli anni, anni nei quali imparato molto su me stessa come giocatrice. Allenarmi e giocare con alcune delle migliori giocatrici del mondo ha migliorato le mie prestazioni e il mio sviluppo”.

“So cosa si prova a giocare ma so anche cosa si prova a stare in panchina. Ora, al Rosengård, combatterò, e se ne avrò la possibilità, dimostrerò a tutti che merito di essere qui”.

Impossibile non voler parlare con Riley del fatto che la Nuova Zelanda, insieme all’Australia, è stata scelta per ospitare il Coppa del Mondo 2023:

“Non so cosa avrei fatto se non ci fosse stato concesso di ospitare la WWC. È stato un tale sollievo ricevere questa massiccia notizia durante questi tempi difficili. Tuttavia, non ho mai smesso di sperare che il sogno potesse diventare realtà”.

“Lo scorso anno in Francia è stato un torneo incredibile. E per le donne, è stato un enorme miglioramento, ma mi piacerebbe vedere il prossimo mondiale come un’opportunità per renderlo ancora più entusiasmante”.

Per le ragazze che crescono in Nuova Zelanda e vogliono giocare a calcio professionalmente, questo torneo di Coppa del Mondo può essere un punto di svolta. Non esiste ancora un campionato professionistico per le calciatrici nel paese e ciò rende la situazione del gioco femminile molto fragile e poco chiara.

Riley ha parlato chiaramente di ciò che vorrebbe accadesse in Nuova Zelanda dopo la fine del prossimo torneo di Coppa del Mondo:

“Questa è l’opportunità per andare avanti con il calcio femminile in Nuova Zelanda, ed è un’opportunità per noi per farlo insieme. Farò tutto il possibile nei prossimi tre anni in modo che l’esperienza che le persone proveranno quando arriveranno visitare la Nuova Zelanda per il Mondiale sarà la migliore possibile”.

“Non possiamo ospitare una Coppa del Mondo e poi tornare a vedere il calcio femminile come uno sport minoritario. Ci sono molte giovani giocatrici, non solo in Nuova Zelanda, ma in tutto il mondo, che dovremo ispirare per il futuro. La domanda è: cosa farà la Nuova Zelanda al riguardo? Ed è nostra responsabilità dare una risposta con questo torneo”.

Photo Credit: Alexandra Riley Instagram