Il roboante calciomercato condotto dal presidente Domenico Serafino, insieme all’attenzione rivolta alle strutture di allenamento, hanno conquistato tifosi e addetti ai lavori. Tuttavia, la nuova società si sta muovendo con decisione in altri settori strategici: il focus è su Marco Pompa, che gestirà il settore femminile della Sambenedettese Calcio. Presentato in pompa magna dalla proprietà Fedeli, il progetto del calcio femminile è finito ben presto nel dimenticatoio durante la precedente gestione, tanto da obbligare la Sambenedettese al pagamento di multe per il mancato raggiungimento dei requisiti richiesti dalla Figc. Con l’arrivo dell’esperto dirigente Marco Pompa, il club ha mandato un messaggio ben chiaro al popolo rossoblu: la Samb ha intenzione di valorizzare anche il calcio in rosa.

Chi è il nuovo referente del settore femminile e come è arrivato a San Benedetto? «A rispondere è il diretto interessato: «Io provengo dal calcio maschile. Da circa 30 anni lavoro nella Figc occupandomi dell’area dell’educazione nelle scuole. Ho giocato e allenato in tutte le categorie maschili fino alla Serie D, per poi occuparmi dell’organizzazione di  scuole calcio in diverse società tra cui Palmense, Sant’omero e Santegidiese. 15 anni fa circa andai a Roseto perché c’era bisogno di un allenatore per la squadra femminile di Serie B. Andai lì a curiosare, senza conoscere quel mondo, ma poi ho visto le ragazze allenarsi e mi hanno incuriosito tantissimo. Così è iniziata la mia esperienza da allenatore del Roseto, che poi è proseguita con la creazione del primo settore giovanile di calcio femminile in Abruzzo. Il passaggio alla Samb è avvenuto grazie al direttore generale Walter Cinciripini. Siamo amici da tanti anni, ne abbiamo parlato e mi ha presentato a Domenico Serafino. Ho avuto modo di illustrargli le mie idee su come sviluppare il calcio femminile a San Benedetto e mi sono trovato di fronte una persona che mi ha ascoltato con attenzione. Il presidente ci ha riflettuto e ha deciso di puntare sul calcio femminile».

Al suo arrivo a San Benedetto, il dirigente ha trovato una situazione complessa.
«Siamo partiti da zero, la Samb non aveva nessuna calciatrice iscritta, tanto che la Samb nelle passate stagioni ha dovuto pagare le multe per violazione delle norme Figc sul calcio femminile. Abbiamo cercato la collaborazione di altre società del territorio: non si è concretizzato, ma rispetto la decisione delle società. Abbiamo perso 5 anni, cioè da quando è diventato obbligatorio dotarsi di squadre femminili. La Figc vuole che si arrivi al più presto a un settore giovanile femminile parallelo a quello maschile: c’è tanto lavoro da fare».

Quali sono i progetti per il calcio femminile?
«Il mio è un progetto da qui a 5 anni. Ora il mio compito è far innamorare la Samb e i suoi tifosi del calcio femminile, proprio come è successo a me tanti anni fa. Il primo passo sarà coinvolgere le scuole, che conosco bene essendo io un insegnante di educazione fisica. Insegneremo gratuitamente nelle scuole che vorranno partecipare al progetto, insieme a personale qualificato per cercare di far scoprire alle ragazze questa opportunità. Daremo grande importanza all’istruzione: le calciatrici saranno seguite nel percorso scolastico grazie a un rapporto costante con il corpo docenti. Quest’anno le squadre obbligatorie sono l’Under 12 e l’Under 15, per cui abbiamo organizzato il primo “open day” per la fascia d’età più piccola. Un open day richiede un mese di lavoro e tanto impegno, ma ne è valsa la pena perché siamo riusciti a trovare le prime ragazze per iniziare il progetto. L’anno prossimo sarà obbligatoria anche la Under 17 con un campionato nazionale, per cui abbiamo di fronte una strada faticosa ma stimolante. Lo staff avrà 2 tecnici per ogni categoria: io, oltre a fare da referente, allenerò nella Under 15».

Da anni si discute se il calcio femminile debba avere uno status di professionismo. Quale è il pensiero a riguardo?
«Io sono assolutamente a favore dello status di professionismo per le calciatrici e in questi anni ho organizzato diversi incontri in Abruzzo su questa tema. Ho in programma di organizzarne anche a San Benedetto: si parla troppo poco di calcio femminile e del lungo percorso che c’è da fare a livello locale e nazionale. In Italia non abbiamo ancora raggiunto la soglia del 3% di tesseramento femminile, rispetto da una media nel resto d’Europa che si assesta sull’8%. Noi siamo molto indietro ma credo che qui ci sia un grande margine di crescita. Arrivate alla massima categoria, le calciatrici si allenano come i colleghi uomini eppure non hanno garanzie contrattuali e tutele in quanto lavoratrici. Il presidente Gravina ha promesso tra 2 anni il contratto da professioniste per le donne: spero che questo dia una spinta anche all’avvicinamento delle giovani al mondo del calcio».